"Non ho scelto il male né il bene, Ma attraverso e al di sopra del male, ho scelto la poesia" C. Baudelaire.



lunedì 2 gennaio 2012

L'albatros

Dipinto di Mauro Colombo. "Impura".
L'albatros è senza dubbio, una delle poesie più conosciute di Baudelaire, di quelle che si trovano praticamente  su ogni antologia.

Scrive Mario Richter in "Baudelaire, Fleurs du mal": " Le caractère incontestablement banal de ce poème quand on le lit isolément (comme on le fait d'habitude) prend sans aucun doute une signification différente dans le contexte des fleurs" - pag 67 ediz francese - 
"Il carattere incontestabilmente banale di questo poema, quando lo si legge isolatamente (come si fa di solito) prende senza alcun dubbio un significato diverso nel contesto dei fiori"

Data la semplicità del testo (pensiero condiviso da molti critici), il perno della discussione  ruota attorno alla data di realizzazione dell'opera.
  • Pubblicata nel febbraio del 1859, in un placard(Inserto) stampato a Honfleur -pochi esemplari-  insieme a "Le voyage" (che chiude, dalla 2° edizione, l' epico viaggio dei Fiori), e consegnato ad alcuni amici (Asselineau, Flaubert, Sainte Beuve, e Barbey D'Aurevilly)
  • Nell'aprile del '59 è pubblicata  nella "Revue Française", ancora una volta con "Le voyage".
  • Secondo alcuni amici, la poesia è stata composta durante il viaggio verso l'India del 1842 (Organizzato dal patrigno, ansioso di separarlo dall'ambiente bohème che il ragazzo frequentava, ma la mèta finale non sarà mai raggiunta dal poeta.) Stando a queste testimonianze, in prossimità dell' isola Bourbon,  Baudelaire assiste  ad un episodio crudo, molto simile a quello narrato: Un gruppo di marinai cattura un Albatros per divertimento e gli brucia gli occhi con la pipa. L'autore reagisce con veemenza ed indignazione in difesa dell'animale.
  • Secondo altri pareri, la poesia nasce nel 1859. Di certo è così per la terza strofa, aggiunta a mano su copie di bozze destinate ad alcuni amici (su suggerimento di Asselineau). E' presumibile che per l' occasione, egli abbia rivisto il testo modificandolo. Lo dimostra l'uso di termini come "Gouffre" e "Vaste", molto più usati durante la maturità. Ricordiamo che nel '59 scrive anche poesie del calibro di: "Le cygne" -dedicata a Victor Hugo, esule a Guersenay, nell'anno in cui Napoleone III gli cosente di tornare in Francia grazie ad un armistizio, ma "l'immenso vecchio", come lo chiama Flaubert, rifiuta di rientrare, incarnando così lo spirito della Repubblica agli occhi dei francesi, e meritandosi la stima, e anche un po' d'invidia da parte di Baudelaire, genio incompreso (e in sostanza, è proprio questo il tema della poesia!). Persino Hugo non sembra cogliere appieno la grande innovazione  nascosta nei versi  dell' allora quasi ignoto poeta, il cui nome era strettamente legato allo scandalo per via del processo ai fiori. In questo stesso anno "Les sept veillards" (i sette vecchi),  "Le voyage" ( Il viaggio) e altre poesie di alto livello.   
  • Visto l'impianto semplice e simmetrico della poesia -4 quartine di alessandrini a rime alternate- e data la semplice allegoria poeta/Albatros, Colesanti sostiene che la poesia risalga al periodo giovanile e che sia collegabile al suo viaggio in India. Egli non esclude però, che Baudelaire abbia letto "L'albatros" di Polydore Bounin, pubblicata nel 1838  su "Le sémaphore de Marseille" (Le sue fonti: Guiral e Pichois).
"Et là, triste victime à grand bruit méprisée,
 Des matelots grossiers misérable risée,
 Accroupi sur le pont,
 Sans pouvoir s’envoler tourmente sa pauvre aile...
 L’un prend entre ses doigts son bec pâle qu’il serre,
 À moitié l'étouffant,
 L’autre de son pied rude ignoblement le pousse..."
"E là, vittima triste disprezzata con grande scalpore
da marinai villani subisce miserabili scherni,
Accovacciato (L'albatros) sul ponte,
Senza potersi alzare in volo, tormenta la sua povera ala...
Uno gli prende il  becco smorto fra le dita e lo serra,
fin quasi a soffocarlo,

L'altro col piede rude, ignobilmente lo spinge..."

Gustave Doré. water-snakes.
Illustrazione del poema di Coleridge. "Il vecchio marinaio"
Si parla di un Albatros anche nella celebre: "The rime of the ancient mariner" di Samuel Taylor Coleridge, pubblicata nel 1798 come introduzione alle "Lyrical ballads" di William Wordsworth e dello stesso Coleridge. Troppo lunga per essere qui riportata, è la storia di un marinaio  che uccide un Albatros e per questo è maledetto, quindi è costretto, di tanto in tanto, a raccontare la sua storia ad estranei che incontra lungo la via, per liberarsi dal peso della colpa, a mo' di exempla. Il fine ultimo è infatti un invito ad amare le creature della natura perché amate da Dio.
Ps: Di questo poema non ho trovato menzione nelle critiche lette. 

All'interno di "Les fleurs du mal", L'albatros si trova oggi fra "Bénédiction" ed "élévation":
Nella prima edizione dei Fiori, la seconda poesia del libro era "Le soleil", che poi è diventata la seconda poesia della sezione 2: "Tableaux parisien", e lì assume un significato molto più ricco (in termini di interconnessioni testuali) che se fosse rimasta dov'era in principio. 
Con "Bénédiction", come sottolinea Mario Richter (che a questa poesia dedica poco spazio), ha in comune lo "spleen", dunque la sensazione del poeta isolato e incompreso (vedi vs 31-32 di "Benedizione": in sintesi: Tutte le persone amate dal poeta, gli mostrano la loro ferocia, come fanno i marinai con l'animale indifeso)

Rispeto alla seconda ("Elevazione") secondo Colesanti, questa poesia contribuisce a creare un maggiore stacco in vista dell' "idéal", che è l'altro aspetto dell'irrisolvibile dualismo (Spleen-idéal), questo perché accentua il senso di "Caduta", di solitudine e diversità rispetto agli altri, laddove in élévation, il tono dominante, a partire dal titolo, è "l'idéal".

METRO: 4 quartine di alessandrini a rime alternate.
L'albatros


Strofa 1:
Souvent, pour s'amuser, les hommes d'équipage -A
Prennent des albatros, vastes oiseaux des mers, -B
Qui suivent, indolents compagnons de voyage, -A
Le navire glissant sur les gouffres amers. -B

Spesso, per divertirsi, i marinai-1
Catturano Albatri, grandi uccelli di mare,-2
Che seguono, indolenti compagni di viaggio,-3

La nave che scivola gli abissi marini-4


L'albatro appartiene a una categoria di uccelli marini di grandi dimensioni, e di tipologie diverse. Le sue ali possono raggiungere, se pienamente dispiegate, i 4 metri di larghezza.

1 La prima strofa inizia con un'aneddoto: "Souvent", cioè "Spesso": termine che enfatizza la crudeltà gratuita dei marinai. Gli albarti invece, "Vasti" uccelli di mare, seguono la nave come "indolenti" compagni di viaggio

2-4 "Vastes" e "Gouffres" sono due termini che ritroveremo spesso nella poesia di Baudelaire, soprattutto nelle poesie scritte nel periodo della maturità.

Gouffre (definizione del termine nel dizionario Zanichelli "Il boch")
s. m.

1 baratro, voragine (f.): gouffre béant, baratro spalancato
2 gorgo, vortice marino
3 (fig.) abisso: le gouffre du désespoir, l'abisso della disperazione; être au bord du gouffre, essere sull'orlo
                       dell'abisso
4 (fig.) rovina (f.): ce procès est un gouffre, questo processo è una rovina; cet homme est un gouffre,
                              quell'uomo ha le mani bucate
5 (geol.) inghiottitoio
6 (geol.) fossa (f.): gouffre sous-marin, fossa sottomarina.


Strofa 2:
À peine les ont-ils déposés sur les planches, -C
Que ces rois de l'azur, maladroits et honteux, -D
Laissent piteusement leurs grandes ailes blanches -C
Comme des avirons traîner à côté d'eux. -D

Appena li hanno deposti sulla planca,-5
Questi re dell'azzurro, vergognosi e timidi,-6
se ne stanno tristi con le grandi ali bianche-7
penzoloni come remi ai loro fianchi.-8

6: L'azzurro assume in poesie come quella di Mallarmé ("L'azur" 1864) si sottolinea la "serena ironia" di un cielo azzurro e vuoto, perché privo di Dio.

Azzurro è in Baudelaire il colore del cielo, ma anche quello del mare, cioè due dei rarissimi elementi naturali amati dal poeta (Pensiamo al ruolo della natura propriamente detta per i poeti romantici! Lamartine dedica un'intera poesia a un lago e alla natura tutta. Baudelaire al contrario, in poesie come "Rêve parisien" (Sogno parigino) (sez. 2, N° 102 )  
scrive:
 "Le sommeil est plein de miracles!
Par un caprice singulier,
J'avais banni de ces spectacles
Le végétal irrégulier..." [vs 4/8] 
Traduzione:
"Il sonno è pieno di miracoli! Per uno strano capriccio, avevo bandito da queste visioni, i vegetali irregolari"
La cosa mi ricorda: 
  •  Huysmans e il celebre "A ritroso" -1884- romanzo decadente, in cui il personaggio Des Essenties è in lotta perenne contro tutto ciò che è naturale, cercando di trasformarlo in artificiale. (Emblematica la tartaruga incastonata di pietre preziose, anche se la complessa operazione "chirurgica" era già stata compiuta nel 1862, quando Flaubert aveva incastonato dei pesci con pietre  preziose nel celebre "Salammbò", che secondo Leconte de Lisle, è il più parnassiano fra tutti i romanzi. Anche la descrizione del palazzo di Amilcare ricorda i toni del sogno capriccioso di Baudelaire.)
  • Theophile de Gautier, cultore dell'arte parnassiana, al quale il poeta dedica i suoi fiori malaticci -e Flaubert gli dedica "Mme Bovary", nella raccolta "smalti e cammei", frutto di 20 anni di lavoro, una poesia in particolare: "L'art", funge da manifesto di questo tipo di componimento. Si tratta di un testo che, a sua volta, predilige tutto ciò che è innaturale e frutto di duro lavoro. I Camei del titolo per esempio, sono delle figure, generalmente donne di profilo, ricavate dall'intarsio di pietre dure e preziose.

L'azzurro torna anche in altre poesie di Baudelaire. Penso a "Le cygne" (4° poesia della seconda sez)
vs: 24/28
"Vers le ciel quelquefois, comme l'homme d'Ovide,
vers le ciel ironique et cruellement bleu,
Sur son cou convulsif tendant sa tète avide,
Comme s'il adressait des reproches à Dieu!" 
"Verso il cielo, a volte, come l'uomo di Ovidio, verso il cielo ironico e blu, dritto sul collo convulsivo e avido, come se rivolgesse dei rimproveri a Dio!"
La poesia dedicata a Hugo, è indirettamente una critica ai lavori del barone Hausmann, svolti per volere di Napoleone III. 
Dice nei vs 7/8 della stessa poesia:
"Le vieux Paris n'est plus (la forme d'une ville/change plus vite, hélas! Que le coeur d'un mortel)" ovvero:
"La vecchia Parigi non esiste più (La forma di una città/cambia più velocemente, haimé! del cuore di un mortale)"
Un punto di vista opposto rispetto alla visione statica ed immutabile che Lamartine ha della natura:
"Ô lac ! rochers muets ! grottes ! forêt obscure!/Vous que le temps épargne ou qu'il peut rajeunir,/Gardez de cette nuit, gardez, belle nature,/Au moins le souvenir !" vs 45/48

"O Lago! Rocce mute! Grotte! Foreste oscure! Voi che il tempo ha risparmiato o che può ringiovanire/ conservate il ricordo di questa notte, conservate, bella natura, almeno il ricordo!"

Strofa 3:
Ce voyageur ailé, comme il est gauche et veule! -E
Lui, naguère si beau, qu'il est comique et laid! -F
L'un agace son bec avec un brûle-gueule, -E
L'autre mime, en boitant, l'infirme qui volait! -F

Com'è buffo e docile questo viaggiatore alato!-9
Lui, poco prima così bello, com'è comico e brutto ora!-10
Uno gli stuzzica il becco con la pipa,-11
L'altro zoppicando, scimmiotta l'infermo che volava!-12

11- Questo tipo di pipa ha una canna molto corta. 
Se la prima strofa, iniziando con "Souvent", parla di un fatto abituale e grottesco ma generico, la seconda strofa si sofferma su un caso specifico. Nella terza strofa, aggiunta nel '59, da più forza alla composizione, sottolineando la posizione d'impotenza dell'animale, che nel vs 6  è definito "Re dell'azzurro", nel vs 13 "principe delle nuvole", ma in questa quartina è "Buffo e docile". Un tempo bello e ora brutto, e soprattutto, è vittima della violenza gratuita dei marinai. 
Se consideriamo la barca come microcosmo del mondo, i marinai sono il simbolo dell' umanità che tendenzialmente aggredisce ciò che non comprende. Da cui la metafora, ancora sottintesa, col poeta, a sua volta incompreso.
Nell'ultima strofa la metafora si palesa. "Il Poeta è simile al principe delle nuvole"


Strofa 4:
Le Poète est semblable au prince des nuées -G
Qui hante la tempête et se rit de l'archer; -H
Exilé sur le sol au milieu des huées, -G
Ses ailes de géant l'empêchent de marcher. -H

Il Poeta è come il principe delle nubi-13
Che sfida la tempesta e ride dell'arciere;-14
Ma, in esilio, sulla terra, tra gli scherni,-15
Le sue ali da gigante gl'impediscono di camminare.-16

La Maiuscola serve di solito ad allegorizzare il soggetto, e compare spesso nei fiori. Qui è come se l'animale si trasformasse nel poeta, e viceversa. Emblematico il finale: Le sue ali da gigante non gli permettono di volare, perché intrappolate in un ambito troppo stretto.
Dicevamo, una poesia all'insegna dello Spléen. Al contrario "Elévation" volge all'insegna dell' Idéal.

Appunti.
Qui di seguito, una versione inglese della poesia:
The Albatross
Often, to amuse themselves, the men of the crew
Catch those great birds of the seas, the albatrosses,
lazy companions of the voyage, who follow
The ship that slips through bitter gulfs.

Hardly have they put them on the deck,
Than these kings of the skies, awkward and ashamed,
Piteously let their great white wings
Draggle like oars beside them.

This winged traveler, how weak he becomes and slack!
He who of late was so beautiful, how comical and ugly!
Someone teases his beak with a branding iron,
Another mimics, limping, the crippled flyer!

The Poet is like the prince of the clouds,
Haunting the tempest and laughing at the archer;
Exiled on earth amongst the shouting people,
His giant's wings hinder him from walking.
 Geoffrey Wagner, Selected Poems of Charles Baudelaire (NY: Grove Press, 1974)




6 commenti:

  1. Luisa non sai quanto mi sei d'aiuto con le tue analisi..ti dedico un sentito GRAZIE,grazie di cuore...

    Ogni uno di noi può identificarsi in un poeta incompreso..
    Però solo loro sanno dare vita a delle parole vere..e purtroppo al giorno d'nessuno gli eguaglia e nessuno è in grado di resuscitare la parola come facevano loro al loro tempo.

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    1. Grazie a te! Mi fa molto piacere sapermi utile a qualcuno attraverso le lettere. Baudelaire è stato ormai talmente sviscerato che di incomprensibile gli è rimasto poco. Bancali di critica da parte di nomi altisonanti sulle sue poesie. Ho letto cose interessanti, e cose noiosissime, chiavi di lettura così intricate e, a volte, manieriste, che viene voglia di pensare che non valga la pena continuare a studiare. Mi pare imperdonabile, perché l’autore non se lo merita visto che era il contrario della noia.
      Quanto a me, cerco di raccontarlo così come lo conosco. Non m’invento nulla, e se avanzo ipotesi specifico che sono mie, perché è giusto farlo.
      “Incomprensibile” è ciò che non si conosce. Io credo che per conoscere una poesia devi conoscere chi l’ha scritta, in che anno l’ha scritta, che altro si è scritto in quell’anno, chi c’era al potere, che accadeva nelle altre arti e nei paesi vicini. Incredibile quanto tutto diventi più interessante e vivo. Viceversa, certe analisi da flebo, ci allontanano dall’argomento, per il semplice fatto che perdiamo interesse.
      Quello che succede “al giorno d’oggi” non è detto che riusciamo a coglierlo. Ai tempi di Baudelaire c’erano celebrità come Musset, Lamartine, che oggi vengono trattati malino dalla critica. Il tempo permette il distacco ed una visione più lucida. Oggi abbiamo il web, e nella critica che fra un secolo faranno sul duemila, ci saranno belle sorprese. Peccato non esserci per poterle conoscere.
      Se t'interessa, ho anche altri blog che trovi cliccando sulle mie info personali. Ciao!

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  2. grazie mille per i tuoi post,mi sono veramente utili.Mi stai facendo appassionare a Baudelaire! grazie
    Francesca

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  3. veramente delle gran belle analisi! complimenti e grazie mille!!!

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