"Non ho scelto il male né il bene, Ma attraverso e al di sopra del male, ho scelto la poesia" C. Baudelaire.



sabato 11 febbraio 2012

L'étranger - I Spleen de Paris P. P. P.

- Qui aimes-tu le mieux, homme énigmatique, dis? ton père, ta mère, ta sœur ou ton frère?
- Je n'ai ni père, ni mère, ni sœur, ni frère.
- Tes amis?
- Vous vous servez là d'une parole dont le sens m'est resté jusqu'à ce jour inconnu
- Ta patrie?
- J'ignore sous quelle latitude elle est située.
- La beauté?
- Je l'aimerai volontiers, déesse et immortelle.
- L'or?
- Je le hais comme vous haïssez Dieu.
- Eh! qu'aimes-tu donc, extraordinaire étranger?
- J'aime les nuages... Les nuages qui passent... là-bas... là-bas...les merveilleux nuages





Lo straniero.
-Dimmi, chi ami di più, tu, uomo enigmatico? Tuo padre, tua sorella o tuo fratello?
-Non ho padre, né madre, né sorella o fratello.
-I tuoi amici?
-Ti servi di una parola il cui senso mi è rimasto sconosciuto fino ad ora.
-La tua patria?
-Ignoro sotto quale latitudine essa sia situata.
-La bellezza?
-L'amerei volentieri, dea e immortale.
-L'oro?
-Lo odio, come tu odi Dio.
-Eh! Che ami tu dunque, straordinario straniero?
-Amo le nuvole... le nuvole che passano... laggiù... laggiù... le nuvole meravigliose!
 


Questo poema in prosa è pubblicato sul giornale "La Presse" il 26 agosto del 1862, l'anno in cui Gustave Flaubert pubblica: "Salammbò"Victor Hugo: "Les miserables", due romanzi che trattano di storia, ma in modo molto diverso, visto che Hugo ambienta il suo libro epico (al solito!) in Francia, a Parigi, e nel XIX secolo, mentre Flaubert si allontana anni luce, sia da Parigi (Sceglie infatti Cartagine), sia dal suo tempo storico, perché narra di episodi accaduti in prossimità delle guerre puniche! 
Fuori tema a parte, solo un anno prima, cioè nel 1861, Baudelaire ha dato alle stampe la seconda edizione dei Fiori nel male. Come per la prima, arrivano puntuali, sia le censure che nuove polemiche, ma anche importanti variazioni, come l'aggiunta della sezione II:  "Tableaux parisiens" e una serie di poesie che prima non c'erano. 
I "Piccoli poemi in prosa" risalgono agli anni '60. Incerto è il titolo che l'autore pensava di attribuire a questi scritti. Di fatto saranno pubblicati postumi, cioè nel 1869 (due anni dopo la sua morte) con "Paradisi artificiali" e le novelle "La Fanfarlò" e "Il giovane incantatore".

Molti temi sono un ampliamento di situazioni o riflessioni già trattate nei Fiori...

"Lo straniero", che è la prima dei P.P.P. (cioè "Piccoli Poemi in Prosa) ricorda il famoso romanzo di A. Camus, che nascerà molto tempo dopo, ma col quale ha poco o nulla a che fare, titolo a parte.

 Il Tema è quello della solitudine, un tema romantico dunque, ma anche autobiografico, perché la morte del padre quand'è molto piccolo, e più ancora, il secondo matrimonio della madre, lo confinano in uno stato di eterna frustrazione e di sostanziale isolamento. "Non ci si risposa con un figlio come me" aveva detto in un momento d'ira.
Denuncia la sua solitudine sin dalle prime poesie dei fiori.... "Bénediction", in cui è odiato da madre e compagna, quindi privo di affetti esterni. Poi "L'albatros" in cui allegoricamente, l'animale è ingabbiato sull'imbarcazioni e le sue lunghe ali gli diventano un impiccio almeno quanto il poeta si senta ingabbiato sulla terra, imprigionato nel suo stesso genio, che lo isola dalla comunità... e così via.
Mi ricorda per altro un celebre sonetto di Gérard de Nerval, dal titolo: "El desdichado" (il diseredato)che dice "Je suis le Ténébreux, le Veuf , l'Inconsolé" -a cui dedicherò presto un post.
Ps. L'ultima cattiveria gratuita che ho sentito sul perseguitato a cui dedico il mio blog, è che secondo alcuni critici, l'autore avrebbe vinto a carte "I Fiori del male" proprio con Nerval. Semplicemente, non ci sono parole! Essi hanno anche da ridire sulle traduzioni dei testi di E. A.Poe, perché il suo inglese non era abbastanza eccellente per fare quel lavoro grandioso e, dicono, ancora insuperato, che ha compiuto. Va  notato a questo punto che la vita di un critico può essere dura, e che per un po' di notorietà... cosa non si andrebbe a raccontare!  Mi fa rabbia questo destino d'infamia che perseguita l'autore anche dopo la morte.


Lasciando la divagazione infamante e gratuita, più di tutti, il solitario mi fa pensare a "Il cigno", la quarta poesia della seconda sezione dedicata a Victor Hugo, che in sintesi racconta la sensazione di sentirsi emigrati anche in terra natia. E così si sente anche lui sotto l'impero di Napoleone III.
Franco Rella sottolinea, nell'edizione Feltrinelli dello "Spleen de Paris", che l'extraterritorialità di Baudelaire ha radici nel tragico antico.
EDIPO per esempio, è sempre "lo straniero". E' chiamato "Edipo" perché anche il suo nome è incerto.
ANTIGONE anche, giacché non sa più nemmeno se la sua patria sia fra i vivi o i morti.
Aggiungo ANDROMACA, citata nella poesia "Il cigno" che è l'esule per eccellenza.

Le nuvole invece, sono l'immagine più pura di questa erranza tipica di chi è senza terra (e senza terra si trovava anche "René", personaggio eponimo di Chateaubriand, certamente molto più attuale rispetto agli altri esempi, visto che l'opera risale al 1801, cioè all'inizio del suo secolo).


Concludo citando un altro autore di splendide  "Nuvole", cioè Fabrizio De André.
Vanno vengono

ogni tanto si fermano
e quando si fermano
sono nere come il corvo
sembra che ti guardano con malocchio

Certe volte sono bianche e corrono
e prendono la forma dell'airone
o della pecora
o di qualche altra bestia
ma questo lo vedono meglio i bambini
che giocano a corrergli dietro per tanti metri

Certe volte ti avvisano con rumore
prima di arrivare
e la terra si trema
e gli animali si stanno zitti
certe volte ti avvisano con rumore

Vengono vanno ritornano
e magari si fermano tanti giorni
che non vedi più il sole e le stelle
e ti sembra di non conoscere più
il posto dove stai

Vanno vengono
per una vera mille sono finte
e si mettono lì tra noi e il cielo
per lasciarci soltanto una voglia di pioggia

Il link del testo di De André (Clicca qui sopra).

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