Charles Baudelaire par Etienne Carjat -Disegnatore, fotografo e giornalista francese (1828-1906)- |
Lode a Charles Baudelaire.
Per rendere giustizia al genio di “mio fratello”.
“Questo é il senso dunque. Non si tratta di persone conosciute, ma di parentele
atemporali, sono il pensiero fluido che attraversa gli anni, e a volte i secoli
quasi indenne dal tempo che cancella tutti noi.” Luisa Riccitelli.
Iniziando prendendo in prestito le parole di una mia cara amica, questo è un
invito che faccio al mondo intero (non siamo così precipitosi … per adesso lo
faccio ha chi è capace di intendere la mia lingua).
Lo so che a molti di voi poco importa, che i problemi a cui pensare sono ben
altri, ma questo è un gesto doveroso per gare giustizia ad una figura nella
storia dell’umanità assai fraintesa. Se c’è una cosa che ho imparato leggendo e
studiando è che non bisogna mai credere a quello che ti dicono gli altri, che
sia un medico, un generale o un professore universitario.
La figura di Charles Baudelaire, meglio conosciuto come il poeta de “I Fiori
del Male” o meglio ancora l’autore del poemetto in prosa “Ubriacatevi!” (che
tutti almeno una volta, se non mille, avranno visto passarsi sotto gli occhi
vagando su internet o cercando qualche bella frase d’effetto per rendere meno
bigia la giornata), è sempre stata dipinta nel modo più sbagliato che si possa
immaginare: aprendo un suo libro a casaccio e commentando la prima che si
legge, ricordandosi di lui come di quel poeta che a scuola mi ha fatto andare
male all’interrogazione (“lui e il suo dannato Albatro”), o peggio ancora del
puttaniere drogato e depresso, del pazzo arrabbiato con il mondo, misogino e saturo
di un complesso edipico …
Charles Baudelaire non è nessuna di queste figure.
Per essere più precisi, egli è stato qualcosa di molto più grande rispetto a
questi fatterelli che nella vita di un uomo, che ha sempre affrontato le
difficoltà a testa alta, non sono di certo punibili.
Per chi volesse chiarimenti sulla cosa sarò felice di chiarirgli le idee … ma
se avrete un po’ di pazienza questo è un lavoro alla quale sto lavorando (
cominciato 6 anni fa’) e che spero di portare a termine, nel migliore dei modi,
il prima possibile.
Permettetemi di dire solo questo: malgrado i suoi difetti ( chi non li ha … se
non peggiori dei suoi) Charles Baudelaire con dei semplici fogli di carta,
intrisi del suo genio e della sua anima, nella mia vita è stato una mano tesa
che mi ha aiutato a rialzarmi, che mi ha insegnato a trovare il bene nel male,
che mi ha spronato a tornare alla Vita quando tutto attorno a me sembrava
morire.
Charles Asselineau |
Vi invito a leggere le parole che qui sotto citerò, ovvero il discorso che un suo caro
amico, Charles Asselineau, tenne il giorno del suo funerale, tenutosi il 2
settembre 1867.
Charles Baudelaire morì a 46 anni, a causa di un ictus, dopo
due anni di totale paralisi del corpo al lato destro e di perdita della parola,
a causa di una commozione cerebrale avvenuta due anni prima; permettetemi di
chiarire che Charles Baudelaire non perse mai (per tutto l’arco della sua vita,
fino all’ultimo respiro) la lucidità mentale, come molti vogliono far credere,
e le parole che seguiranno lo testimonieranno.
Perché spero che leggiate questo documento? Perché spero che la prossima volta
che leggerete una sua poesia o vi capiterà un suo libro tra le mani, quando il
vostro professore di scuola o di università inizierà a parlare di lui e magari
si soffermerà sugli aggettivi che vi ho elencato prima, o solo se volete
rendere la dovuta giustizia ad un uomo che fu un poeta con lo spirito puntato
sempre verso il cielo, le nuvole, le stelle e tutto ciò che può esserci di
sublime nell’universo, in quel momento ripenserete a Charles Baudelaire come al
gran cuore, ammirevole spirito ed ineccepibile pensiero che malgrado il suo
grande spirito non voltò mai le spalle a chi voleva bene.
Sto parlando di un uomo che vedeva il buono in tutto ciò che gli passava
accanto, che mai credette che Edgar Allan Poe fosse solo uno scrittore
squattrinato o che Edouard Manet fosse un imbrattatore di tele dipingendo
puttane e plagi, che amò le più spregevoli delle donne, creature che
nessun’altro avrebbe mai amato, distrutte dalla piaghe della sifilide o tristi
e vuote a causa dei loro puerili vizzi, e malgrado lo distruggessero o lo
rinnegassero lui gli donò il più casto e invidiabile dei doni: l’immortalità!
Malattia e
Morte fanno cenere
di tutto il fuoco che divampò per noi.
Di quei grandi occhi così ferventi e teneri,
di quella bocca dove affogò il mio cuore,
di quei baci potenti come dittamo,
di quelle estasi più
vive che raggi,
che resta? Che spavento, anima mia!
Nient’altro che un disegno smorto, a tre colori,
che come me muore in solitudine,
e che il Tempo, vecchio oltraggioso,
sfiora ogni giorno con l’ala rude …
Nero assassino della Vita e dell’Arte,
non ucciderai mai nella mia memoria
colei che per me fu il mio piacere e la mia gloria!
(Charles Baudelaire “Il Ritratto” da “I Fiori del Male”)
Charles Baudelaire vive segretamente in un piccolo angolo dell’anima di ognuno
di noi, quando siamo tristi e non troviamo via d’uscita, quando siamo
schiacciati dal dolore, quando l’amore ci ha fracassato il cuore e piagato
l’anima, quando la vita ci diventa ostile e nessuno sembra ascoltare la nostra
richiesta di aiuto, lui è lì, a guardare le nostre ferite e a rassicurarci che guariranno,
perché lui per primo le provò sulla sua pelle, una per una, e con animo nobile
continuò il suo cammino, senza lamentarsi, senza gemere,senza pentimenti, senza
paura! Ci invita a non piangere, ci dà la forza di guardare le profondità del
nostro animo più oscure per poi riportarci verso la luce di una Vita nuova!
Ci invita a godere del tempo che scorre, ad ubriacarcene, ad andare in estasi
solo con i sensi!
Ci invita a mettere la poesia nella vita, a guardare con l’anima e non solo con
gli occhi, a sorridere e brindare con la Morte che è la sposa arcana della
Vita!
Ci invita ad amare il bene ed il male, Dio e Satana, perché il nostro mondo non
è altro che una strada tortuosa tra l’Inferno ed il Paradiso!
Ci invita ad essere noi stessi, anche nella nostra singolarità o goffaggine,
perché così come un albatro sulla terra saltella suscitando il riso degli
stolti, lì, tra le nuvole, fra le stelle, accanto al Sole e alla Luna, insieme
alle tempeste del Mare, vola ad ali spiegate mirando il mondo dall’alto, noi
troveremo il tesoro più sacro dell’esistenza: la Felicità, quell’equilibrio
inscindibile fra anima e corpo che solo la poesia sa consolidare!
Vi invito a stringergli la mano, non materialmente si intende, perché possiate
trovare una mano amica quando ne avete bisogno, una voce di conforto attraverso
il tempo, un consiglio nei momenti più bui, una strada da percorrere quando vi
sentite persi.
Questo è il dono che Charles Baudelaire ha fatto a me, mi ha salvato la vita da
un baratro senza fine.
Questo è il dono che io faccio a lui, sperando che oggi sia solo l’inizio della
dovuta giustizia che gli spetta.
Charles Asselineau gli fu accanto nei momenti peggiori della malattia che lo
afflisse fino alla morte, quindi ciò che leggerete non sono le parole fredde di
un critico o di un giornalista, ma di un amico fraterno che in quei brevi
istanti (aimè, dilanianti) trovò il coraggio e la forza di ricordare al mondo
intero chi fu e chi è veramente Charles Baudelaire.
Cimitero Montparnasse. Cenophite dedicato a Baudelaire. |
Discorso di Charles Asselineau
sulla tomba di Charles Baudelaire
2 settembre 1867
Signori,
dopo le illuminanti parole che avete appena ascoltato e che sono come l’aureola
anticipata del poeta, non c’è più niente da lodare o glorificare e il più umile
tra gli amici di Charles Baudelaire non verrebbe a turbare la religiosa
commozione di questo addio fatidico se non fosse spinto dalla coscienza a
un’ultima protesta.
Se la gloria comincia oggi per Charles Baudelaire, anche la storia comincia con
essa. Davanti a questa tomba, aperta troppo presto, e che si chiuderà dietro i
vostri passi, la verità reclama i suoi diritti e solamente il dovere che mi
impone mi dà la forza di rompere il silenzio nel quale vorrei lasciarvi, nel
quale, soprattutto, vorrei raccogliermi io stesso.
Si è parlato troppo della “leggenda” di Charles Baudelaire, senza badare che
tal leggenda non era che il riflesso del suo disprezzo per la stupidità e per
la mediocrità orgogliosa.
Parlo a nome di coloro che lo hanno costantemente amato, seguito, capito e
affermo, in questo momento solenne, con la gravità della convinzione davanti
alla morte:
-Sì, questo grande spirito fu allo stesso tempo uno spirito buono.
Questo gran cuore fu anche un buon cuore.
Ve ne sono, tra coloro che sono morti, che potrebbero dirlo. Ve ne sono ancora,
grazie a Dio, che sono vivi e lo attestano.
Charles Baudelaire non mancherà solamente ai suoi ammiratori. Mancherà ai suoi
amici di cui era la gioia, il consiglio, il servitore devoto e fedele. A questa
madre afflitta, esemplare, ma fiera nel suo dolore e che consola con la gloria
del figlio la perdita di una tenerezza rispettosa che non gli è mai mancata.
Mancherà ai deboli che incoraggiava, ai disperati che soccorreva, a tutti
coloro a cui dava l’esempio del lavoro, della costanza e del rispetto di sé.
Il suo animo sincero e delicato aveva il pudore delle sue virtù e per orrore
dell’affettazione e dell’ipocrisia si riparava in un riserva ironica che in lui
non era che una forma suprema della dignità. Non posso che dolermi per coloro
che si erano sbagliati.
Bisogna benedire, signori, bisogna compiangere il miracolo che, in questo corpo
malato, paralizzato, senza voce ha mantenuto fino alla fine lo spirito lucido e
il cuore intelligente?
Ah! Che non si evochino qui gli orrori della demenza e dell’imbecillità! Il
male,che sia stato un beneficio o una tortura, ha lasciato fino in fondo
intatta e vigorosa la ragione sovrana del poeta: è stato abbastanza che l’abbia
reso muto e immobile.
Credete a coloro che lo hanno assistito assiduamente, credete ai medici che lo
hanno curato, alla madre che lo ha vegliato, servito con un’energia
infaticabile e che, accorta e ingegnosa, conversava con lui come nei momenti
felici: i suoi occhi non hanno mai smesso di riconoscere gli occhi amati e di
capirli. La sua mano si è sempre tesa per prima verso le mani dei fedeli.
Al culmine della malattia, si intratteneva grazie alla mediazione di un amico
con il suo editore.
I suoi sguardi sono stati testamenti chiari, eloquenti, che risparmieranno ogni
imbarazzo agli esecutori delle sue volontà. No, non bisogna che ci siano
equivoci a tale proposito. Ed è per questo ch io sono qui: è per questo che vi
parlo e che trovo il coraggio di tenervi ancora qui e di sorprendere la vostra
attenzione in questi ultimi minuti.
Ciò che ha sofferto Charles Baudelaire in questi due anni è inenarrabile per
chiunque scorga il supplizio di un genio ardente e attivo condannato
all’inazione e al silenzio, di un poeta per il quale l’avvenire era così bello,
chiuso in un passato come in una cella oscura.
Ha subito ogni dolore e ogni agonia e, inoltre, li ha subiti nobilmente,
degnamente, da filosofo rassegnato e forte.
E’ stato debole, afflitto, spezzato, miserabile: ma mai insensato!
Lo dico ad alta voce, insisto perché ne sono stato testimone, perché voi lo
sappiate e possiate dirlo a vostra volta, in risposta a incaute recriminazioni
che non sarebbero che un oltraggio.
Signori, prima di lasciarci, vi raccomando la memoria di Charles Baudelaire.
Ve la raccomando dapprima come un esempio, e anche come un deposito che non
lascerete alterare dall’invidia, né dall’indiscrezione.
Vi ricorderete e ripeterete che nel nostro amico di è manifestata questa legge
consolante, ammirevole e che vuole che i più forti siano i migliori e che i più
grandi spiriti siano i più giusti.
Grazie a Serena per la collaborazione al blog attraverso questo suo pensiero in merito all'autore.
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