giovedì 30 agosto 2012

Una parte per il tutto... tendenze del web.

Cénotaphe dedicato a Baudelaire nel cimitero di Montmartre.
Foto del 2009. 

Social network come Facebook, stanno sviluppando una tendenza che non amo molto. Parlo del vizio sempre più diffuso di riassumere un artista nel minimo spazio vitale di una frasetta decontestualizzata ed abbellita da una  foto ad effetto, come se l'autore, il regista, il cantante, o lo scultore, fossero solo un pretesto per mostrare l'immagine di cui molto spesso, non si cita neppure la fonte. Scorrettezza al quadrato.

Rimango un po' perplessa quando leggo che esiste una pagina dedicata a: "FrançoisE Truffaut". Qual è il problema? Che Françoise è una femmina in francese, il regista invece, era un uomo.
Allo stesso modo, non è concepibile dedicare una pagina a Charles Baudelaire e scrivere fra le info, che si vuole onorare la sua "Raccolta di poesie" quando in vita, quel poveraccio s'è dannato per sottolineare a penna rossa più evidenziatore che "I fiori del male" non vanno considerati una semplice raccolta, ma un libro intriso di una terribile moralità. 
Non è un dettaglio da poco, perché ignorare questa sua precisazione significa ammazzarlo per l'ennesima volta, e soprattutto...significa che chi sta creando quella pagina non sa molto sull'autore, non coglie la novità di cui è stato portatore e siccome parliamo di uno che si è fatto processare tutte le volte che ha aperto bocca, dai genitori, da un vero e proprio tribunale, dai più o meno amici, e da chiunque non l'abbia capito, mi sembra che gli si faccia torto una volta di troppo mettendolo ancora sullo spiedo con l'arma della banalizzazione.

Visto che le foto sono un mezzo  importante per comunicare via web, non mi astengo dal farne uso, in modo sensato, spero. Ho scelto come foto iniziale una scultura dedicata a Baudelaire che si trova nel cimitero di Montparnasse, per sottolineare un'immensa banalità, e cioè... che, per chi se lo fosse scordato, egli è morto! Tutto quel che ci ha lasciato sono le sue poesie, le sue riflessioni sull'arte e qualche racconto, quindi se e quando si può, sarebbe bene maneggiarle con cura queste parole, perché lui non può più difendersi, quindi tocca a noi salvaguardarlo.
Come si può vedere, in cima  c'è il generale Aupick, che il poeta detestava.
Charles Baudelaire sta in mezzo, fra il patrigno e la madre.
Questi biglietti invece, sono l'esperienza più commovente che ci si possa aspettare
in un cimitero qualsiasi.
Come "Ex Voto", i passanti gli lasciano pensieri
convinti di parlare con qualcuno che si prenderà la briga di leggere ogni cosa.
C'è anche un pensiero incorniciato, come potete vedere.
Le lingue usate per scrivere quei biglietti ricordano Babilonia.
Le foglie, ai lati della tomba, ricordano la stagione in cui meglio s'identificava, 
l'autunno, anche se la foto è stata scattata a fine agosto.
L'insieme dell'immagine, mi ricorda un pomeriggio ricco di riflessioni ed emozioni.
L'incontro con questo luogo è stato il momento in cui la parola scritta si faceva più concreta,
in cui un libro si ricomponeva nelle spoglie di un uomo che
tempo fa è passato sulla terra, come tanti altri, e che ancora,
per qualche strano mistero, è  fra noi.
La prova?
Le altre tombe, piene di gente morta. 
Jacques Aupick, Generale di divisione, Senatore.
Fu ambasciatore a  Costantinopoli e a Madrid.
Fu membro del consiglio generale del dipartimento del nord,
grande ufficiale dell'ordine Imperiale della legione d'onore,
decorato da molti ordini stranieri.
Deceduto il 27 aprile del 1857 (Anno del processo ai Fiori del male)

Charles Baudelaire 
SUO figliastro
Deceduto a Parigi all'età di 46 anni, il 31 agosto 1867. 
Ps. E' da un po' che penso di scrivere questo post, ma ho sempre rimandato. Oggi mi sono decisa. La linea che intendevo seguire era diversa da questa, ma forse mio malgrado, mi sono ritrovata a sottolineare più volte la morte dell'uomo e la sopravvivenza del poeta, perché è questo che da subito mi ha suggerito la scultura delle foto che ho pubblicato. Ho scritto e letto la sua data di morte svariate volte in questi anni, ma ho un pessimo rapporto coi numeri, quindi non avevo collegato che siamo... in agosto e che domani è il 31. Mi ritrovo a commemorare la  scomparsa di Baudelaire in un post lievemente ... a priori e nato per istinto. Domani saranno trascorsi 145 anni esatti dal giorno della  sua morte.
Particolare del Cénotaphe. 
Scultura dedicata al poeta per "Rimediare" a certi errori del passato.
Questo "Pensatore" Guarda verso il
"Giardino dei ricordi". La sua fisionomia mi  ha ricordato Pasolini.
Questa è la base della scultura.


Dopo aver divagato un po', torno al motivo del mio post.
Che altro ho letto in giro? Che Baudelaire è vissuto "un paio di generazioni" dopo E.A.Poe e che fra i due il vero "Dannato" ed incompreso sarebbe ...Poe.
?!? 
Che altro? Fra le righe di questo post, s'intuisce che il genio è Poe, e che Baudelaire si è limitato a farsi influenzare per l'aspetto gotico delle sue poesie. Non è possibile ridurre due personalità del genere a una sintesi così tendenziosa ed imprecisa. 

Edgar Allan Poe  Boston1809  Baltimora 1849 -40 anni-
Charles Baudelaire  Parigi 1821 Parigi 1867 -46 anni- 
Ai due lembi di un oceano immenso, i due autori vivono in parallelo esistenze disordinate e portate ai limiti, ma fra loro non passano due generazioni, perché sono praticamente coetanei oltre che spiriti affini. Trovo brutto fare la classifica della sfiga, ma se proprio dobbiamo, quanto ad incomprensioni ed isolamento, Baudelaire non fu da meno a nessuno, senza contare che, a dispetto dei 6 anni di vita in più rispetto all'altro, il passo che precede la morte, Baudelaire se lo è sofferto presumibilmente in modo maggiore, non fosse altro che per la durata dell'agonia!

Sul finire del 1866 a Namur, dentro la chiesa di Saint-Loup, il poeta è colpito da Ictus (Che gli paralizza la parte destra del corpo) da emiplegia ed afasia, una malattia che, notoriamente impedisce la produzione di linguaggio. Orribile per tutti, ma per un poeta perennemente obbligato all'autocensura, sfiora la metafora. Che altro? La Sifilide peggiora le cose. L'agonia  si fa lunghissima, molto penosa e la morte, quando infine arrivò, c'è da sospettare che l'avesse a lungo invocata.

O morte, vecchio capitano, è ora! Leviamo l'ancora! 
Questo paese ci annoia, o Morte! Salpiamo! 
Se il cielo e il mare sono neri come inchiostro,
I nostri cuori, che tu conosci, sono pieni di raggi!

Versaci il tuo veleno affinché ci conforti! 
Vogliamo, tanto questo fuoco brucia il nostro cervello, 
tuffarci nel fondo dell'abisso, Inferno o Cielo, che importa? 
Al fondo dell'ignoto per trovare il nuovo
FIN
Le voyage. vs 137-144
Ultima poesia de "I fiori del male"




lunedì 27 agosto 2012

"Les Embarras de Paris" Satira VI di Boileau


Nicolas Boileau  dipinto di   Hyacinthe Riguaud  del 1704 
Si trova nella Reggia di Versailles. 
Nicolas Sarkozi... no!! Scherzo! Il suo cognome è Boileau (Curiosamente, si chiama anche Despéraux, come il topino dei cartoni. Sono in vena di umorismi, pardon) vive nell'epoca di Racine, Molière, Corneille, quindi durante la monarchia di Luigi XIV, le roi soleil, di cui diventerà storiografo ufficiale insieme con Racine. Siamo nel pieno dell'epoca classica, e il re capisce che il modo migliore per tenere sotto controllo gli artisti è ... stipendiarli! 
Institut de France, sede dell'Accademia. 
Il ponte è il celebre "Pont des arts"
Col cardinale Mazarino (Nato a Pescina, Italia.) il re promuove la nascita dell'Accademia Francese. Entrarvi a far parte significa prestigio, denaro, ma anche una sostanziale accondiscendenza nei confronti del potere ufficiale.
Nel secolo di Baudelaire, quasi tutti i maggiori scrittori del tempo vengono eletti all'Accademia. Baudelaire, in un momento di ottimismo, o forse di ingenuità, o perché giustamente, ha bisogno di vedere riconosciuto il suo valore, si candida per entrare a far parte della prestigiosa istituzione. Sainte-Beuve gli consiglia di ritirare la candidatura.

ACCADEMIA FRANCESE: Parlarne male, ma cercare di farne parte, se possibile.
Così Flaubert descrive l'accademia nel suo "Dizionario delle idee correnti", perciò è comprensibile che si diverta all'idea di uno come Baudelaire in un contesto talmente diverso rispetto alla sua indole indomabile.

Tornando a noi, Boileau si fa portavoce dei precetti che stanno alla base del classicismo, tanto da scrivere un vero e proprio  "ricettario" dal titolo: 

"L'arte poetica"
1674 
Il merito dell'opera non sta nell'invenzione di qualcosa di nuovo, ma nel fatto di aver saputo riunire e coordinare idee vecchie di qualche decennio. 
Divisa in 4 canti: 
1_sui progetti generali in merito all'arte dello scrivere 
2_sui generi minori 
3_sui generi maggiori, cioè la Tragedia, l'Epopea (Vasto racconto di una lunga storia dominata dall'elemento magnifico, meraviglioso) e infine, la Commedia. 
4_Raccomandazioni generali. 

Il teatro è il genere più nobile ai tempi di Boileau (Racine, Corneille, Molière), tant'è che Hugo nel XIX secolo, capisce che per imporre il romanticismo sul classicismo, è  a teatro che deve imporsi. (Lo farà con "Hernani" 1830, e relativa battaglia delle giubbe rosse contro Augier e i suoi sostenitori dell'Accademia).

Essendo il teatro il genere più stimato, purtroppo  subirà più delle altre arti il peso dei ricettari classici che prevedono: Esposizione chiara e viva, storie mosse da pietà o terrore, Rispetto delle tre unità -spazio , tempo, luogo- verosimiglianza e soprattutto, rispetto delle regole della Bienséance (Buona educazione, buone maniere... decoro)
Brunel sottolinea il fatto che l'opera di Boileau nasce col fine di divulgare il teatro dei "Dotti" fra i meno dotti. Purtroppo il lavoro, una volta concluso, non manca di lacune e dimenticanze. Ronsard, noto poeta della Pléiade viene maltrattato, così come -secondo Brunel- Malherbe è troppo lodato. La favola e l'opera sono due generi che vengono del tutto ignorati, idem per il medioevo. (In verità, classici non amano ciò che recepiscono come simbologia ed eccesso d'irrazionalità. Il medioevo in questo senso è vissuto come un momento di "Barbarie" nella storia dell'umanità. In Francia sarà pienamente riabilitato dai romantici, a partire da Mme De Staël a inizio XIX secolo.

Brunel conclude la sua analisi affermando che, se Malherbe ricorda un architetto, Boileau somiglia più ad un muratore. Qualcosa di simile accadrà nell'epoca del Parnasse, quando si prova ancora una volta a creare poesie alla maniera degli artigiani. Verlaine risponderà a questa tendenza con una poesia che si vuole ricca di sonorità "...Et tout le reste est littérature", e suona come un tono polemico verso Gautier e  i parnassiani in genere.
In questo link, il testo e la traduzione di L'art Poétique di Verlaine.
In questo link invece "L'art" di T. Gautier. Poesia di "Smalti e camei"  (Tutto passa, solo l'arte robusta si conquista l'eternità. Ovviamente, la poesia di Gautier è stata scritta prima rispetto all'altra.) 

Prima di questo scritto, fra 1660 e 1668, Boileau compone SatireNe scrive 12 in totale. 
Il motivo per cui salto due secoli indietro rispetto a Baudelare, è che è interessante osservare il modo in cui la città viene recepita e raccontata in epoche diverse. Inoltre, la cosa ci aiuta a capire perché Baudelaire viene definito il primo poeta della modernità.

Satira N°VI
Les embarras de Paris 
Satira VI  

                                                                                                                                        
[Notte]
Qui frappe l'air, bon Dieu ! de ces lugubres cris ?
- Chi colpisce l'aria, buon Dio! Con queste lugubri grida? 
Est-ce donc pour veiller qu'on se couche à Paris ?
-E' dunque per "vegliare"-rimanere svegli- che ci si addormenta a Parigi? 
Et quel fâcheux démon, durant les nuits entières,
-E quale demonio dispettoso, durante notti intere, 
Rassemble ici les chats de toutes les gouttières?
-Riunisce qui i gatti di tutte le grondaie? (Gouttière si dice oggi.) 
J'ai beau sauter du lit, plein de trouble et d'effroi,
-Salto giù dal letto, pieno di turbamento e spavento,
Je pense qu'avec eux tout l'enfer est chez moi :
-Penso che insieme a loro, tutto l'inferno è da me: 
L'un miaule en grondant comme un tigre en furie ;
-Uno miagola ringhiante come una tigre infuriata; 
L'autre roule sa voix comme un enfant qui crie.
-L'altro rotola la voce, come un bambino che grida. 
Ce n'est pas tout encor : les souris et les rats
-E non è finita: Ci sono i topolini e i ratti
Semblent, pour m'éveiller, s'entendre avec les chats,
-Che sembrano intendersela coi gatti, pur di risvegliarmi, 
Plus importuns pour moi, durant la nuit obscure,
-Più importuni per me, durante la notte oscura, 
Que jamais, en plein jour, ne fut l'abbé de Pure.
-di quanto lo sia l'abate di Pure in pieno giorno. 


Tout conspire à la fois à troubler mon repos,
-Tutto cospira per turbare il mio risposo, 
Et je me plains ici du moindre de mes maux :
-E mi sto lamentando del minore dei miei mali: 
Car à peine les coqs, commençant leur ramage,
-Perché appena i galli cominciano il loro canto, 
Auront des cris aigus frappé le voisinage
-Avranno colpito il vicinato con grida acute
Qu'un affreux serrurier, laborieux Vulcain,
-Che un orrendo fabbro, Vulcano laborioso 
Qu'éveillera bientôt l'ardente soif du gain,
-Che sveglierà presto l'ardente sete di denaro, 
Avec un fer maudit, qu'à grand bruit il apprête,
-con un ferro maledetto, che a gran rumore prepara
De cent coups de marteau me va fendre la tête.
-Con 100 colpi di martello mi spacca la testa. 
J'entends déjà partout les charrettes courir,
-Sento già ovunque le carrette che corrono, 
Les maçons travailler, les boutiques s'ouvrir :
-I Muratori lavorare, i negozi aprirsi: 
Tandis que dans les airs mille cloches émues    [ I rumori si trovano in terra così come in cielo]
-Mentre in aria, 1000 campane emozionate
D'un funèbre concert font retentir les nues ;
-di un funebre concerto fanno echeggiare le nubi; 
Et, se mêlant au bruit de la grêle et des vents,
-E si mischiano al rumore della grandine e dei venti, 
Pour honorer les morts font mourir les vivants.
-Per onorare i morti, fanno morire i vivi. ("Vegliare" del secondo vs, mi sembra faccia eco a questo vs)
Encor je bénirais la bonté souveraine,
-E ancora benedirei la bontà sovrana, 
Si le ciel à ces maux avait borné ma peine ;
-Se il cielo ai suoi mail avesse limitato la mia pena; 
Mais si, seul en mon lit, je peste avec raison,
-Ma se, solo nel mio letto, io impreco per una ragione, 
C'est encor pis vingt fois en quittant la maison ;
-E' ancora 20 volte peggio quel che sento uscendo di casa; 
[Giorno]
En quelque endroit que j'aille, il faut fendre la presse
-Quale che sia il posto in cui vado, bisogna che mi faccia largo in fretta
D'un peuple d'importuns qui fourmillent sans cesse.
- fra gente inopportuna, che brulica ininterrottamente.
L'un me heurte d'un ais dont je suis tout froissé ;
-Uno mi sbatte con un asse che mi sgualcisce gli abiti; 
Je vois d'un autre coup mon chapeau renversé.
-E con un altro colpo, vedo il mio cappello rovesciarsi. 
Là, d'un enterrement la funèbre ordonnance
-Lì, di un funerale, la funebre attesa. 
D'un pas lugubre et lent vers l'église s'avance ;
-Con passo lugubre e lento avanza verso la chiesa; 
Et plus loin des laquais l'un l'autre s'agaçants,
-E più lontano dei lacché s'infastidiscono l'un l'altro, 
Font aboyer les chiens et jurer les passants.
-Fanno abbaiare dei cani ed imprecare i passanti. 
Des paveurs en ce lieu me bouchent le passage ;
-Dei pavimentisti (Lavori in corso) in questo luogo, mi bloccano il passaggio
Là, je trouve une croix de funeste présage,
Li, vedo una croce che sà di presagio funesto,
Et des couvreurs grimpés au toit d'une maison
E delle tegole arrampicate sul tetto di una casa
En font pleuvoir l'ardoise et la tuile à foison.
Ne fanno piovere l'ardesia e la la tegola in abbondanza. 
Là, sur une charrette une poutre branlante
-La, su una carretta, una trave traballante
Vient menaçant de loin la foule qu'elle augmente ;
-Si avvicina, minacciando da lontano la folla che essa aumenta: 
Six chevaux attelés à ce fardeau pesant
-6 cavalli attaccati ad un fardello pesante. 
Ont peine à l'émouvoir sur le pavé glissant.
-Fanno fatica a trainarlo sul pavimento che scivola. 
D'un carrosse en tournant il accroche une roue,
-Da una carrozza, mentre gira, s'impenna una ruota, 
Et du choc le renverse en un grand tas de boue :
-E per via dell'urto che ne consegue, la rovescia in un gran cumulo di fango
Quand un autre à l'instant s'efforçant de passer,
-Intanto, un'altra carrozza in quel momento cercava di passare, 
Dans le même embarras se vient embarrasser.[... Imbarazzo, impiccio, difficoltà]
-Ma nello stesso impiccio si va a cacciare. 
Vingt carrosses bientôt arrivant à la file
-20 carrozze si uniscono alla fila 
Y sont en moins de rien suivis de plus de mille ;
- e in men che non si dica, sono seguite da più di 1000 altre carrozze; 
Et, pour surcroît de maux, un sort malencontreux
-E, nel colmo della sventura, una sorte infelice
Conduit en cet endroit un grand troupeau de boeufs ;
-Conduce in questo luogo un gran gruppo di buoi; 
Chacun prétend passer ; l'un mugit, l'autre jure.
-Tutti pretendono di passare, uno muggisce l'altro bestemmia
Des mulets en sonnant augmentent le murmure.
-Dei muli, coi loro sonagli - campane al collo più o meno- aumentano il rumore. 
Aussitôt cent chevaux dans la foule appelés
-Subito 100 cavalli sono chiamati nella folla
De l'embarras qui croit ferment les défilés,
- Dall'impiccio che cresce, arrestano il torrente impetuoso,
Et partout les passants, enchaînant les brigades,
-E ovunque incatenando le persone lungo la via
Au milieu de la paix font voir les barricades.
-Nel mezzo della pace mostrano le barricate. 
On n'entend que des cris poussés confusément :
-si sentono solo urla confuse: 
Dieu, pour s'y faire ouïr, tonnerait vainement.
-Dio, per farsi udire, tuonerebbe inutilmente. 
Moi donc, qui dois souvent en certain lieu me rendre,
-Io dunque, che devo andare spesso in certi luoghi, 
Le jour déjà baissant, et qui suis las d'attendre,
-Il giorno già inizia a calare, e sono stanco di attendere, 
Ne sachant plus tantôt à quel saint me vouer,
-Non sapendo più a che santo votarmi, 
Je me mets au hasard de me faire rouer.
-Corro il rischio di farmi arrotare. 
Je saute vingt ruisseaux, j'esquive, je me pousse ;
-Salto 20 ruscelli, schivo, mi spingo; 
Guénaud sur son cheval en passant m'éclabousse,
-Guénaud (Un medico) sul suo cavallo, passando m'imbratta 
Et, n'osant plus paraître en l'état où je suis,
-E, non osando più presentarmi nello stato in cui mi sono ridotto,
Sans songer où je vais, je me sauve où je puis.
-Senza preoccuparmi di dove vado, mi salvo dove posso. 


Tandis que dans un coin en grondant je m'essuie,
-Mentre in un angolo, grondante mi asciugo, 
Souvent, pour m'achever, il survient une pluie :
-Spesso per darmi un colpo di grazia, comincia a piovere: 
On dirait que le ciel, qui se fond tout en eau,
-si direbbe che il cielo, che si fonde e diventa acqua, 
Veuille inonder ces lieux d'un déluge nouveau.
-Voglia inondare questi luoghi di un nuovo diluvio (Allude al dil. Universale)
Pour traverser la rue, au milieu de l'orage,
-Per attraversare la strada, nel mezzo del temporale, 
Un ais sur deux pavés forme un étroit passage ;
- Un asse su due lastricati forma uno stretto passaggio; 
Le plus hardi laquais n'y marche qu'en tremblant :
- Anche il più ardito dei lacché, può camminarci solo tremolando: 
Il faut pourtant passer sur ce pont chancelant ;
-Bisogna quindi passare su questo ponte barcollando; 
www.inlibroveritas.net ... qui trovate tutto il testo in lingua se v'interessa.

Preciso che la traduzione non si pretende ineccepibile. E' stata realizzata velocemente e tanto per rendere l'idea sui contenuti in modo più preciso. 

La città nell'arte poetica nel '600, '700, '800: 

XVII SEC 
Boileau, come abbiamo detto, vive nel '600, e questa satira è un esempio dell'atteggiamento con cui gli artisti raccontano la Parigi di allora.

La satira è divisa in due parti, una che racconta le impressioni di un uomo in merito alla città di notte, l'altra di giorno. In comune hanno il fatto di rendere un'impressione quasi "Infernale", di incubo. L'esagerazione è ovviamente l'elemento base del burlesco, della satira.

Non mancano nemmeno allusioni più o meno dirette all'altro mondo: 
E' dunque per "Vegliare" che ci si addormenta a Parigi? 
Veiller: significa "Stare svegli" ma rimanda anche all'atto di "Vegliare" i morti.
E poi le campane, che per onorare i morti fanno morire i viventi!
Infine vediamo un convoglio funebre che procede lento verso la chiesa.

Il Rumore è uno dei "personaggi principali" della satira (Così come, il silenzio è il grande assente!)
Rumori naturali: 
-Animali (Gatti, topi, ratti: Durante la notte turbano il suo sonno. Poi il gallo che canta all'alba svegliando tutti. Infine, cavalli e buoi gli intralciano il passo durante il giorno)
-Vento, pioggia e uragano... oltre ad essere rumorosi, bagnano i suoi abiti. (In epoca romantica, questi elementi aiutano a stabilire lo stato d'animo dei personaggi)

Rumori umani: 
-Le campane
-Rumori legati al lavoro: Il fabbro che lavora il ferro, i muratori, i bottegai...
E poi il caos invivibile delle strade. Tutto concerta per complicare l'esistenza del personaggio in questione, tant'è che ad un certo punto, l'uomo si dimentica il motivo per cui è uscito di casa, e pensa solo a mettersi al riparo.

Presente anche una tendenza a "contabilizzare", a enumerare:
100 colpi di martello da parte del fabbro...
Fuori casa è 20 volte peggio che dentro... e così via.


XVIII SEC
Nel '700 le cose non cambiano troppo.
Scrive Auerbach nel suo: "Mimesis" che la realtà "Bassa" in questo secolo è raccontata in modo brulesco.

Rousseau (1712-1778) nelle "Confessioni" racconta la delusione provata quando, per la prima volta entra a Parigi, raggiunta a piedi dalla Svizzera. Scoprirà di preferirgli Torino, più piccola, ma ordinata e di suo gusto. Ciononostante, vivrà e morirà a Parigi -Ancora oggi riposa al Pantheon di fronte al suo antagonista  di sempre, Voltaire-
Ps: Guardando "Profumo di un delitto" TRAILER DEL FILM -in questo link- ho pensato istintivamente a Rousseau, perché il film rende l'idea di com'era la città durante il XVIII secolo, soprattutto agli occhi di chi viene da fuori e la vede per la prima volta.
Il film
La trama mi ha fatto pensare molto anche a Horis Karl Huysmans e al suo libro "A ritroso" 1884, che dedica ampio spazio ai profumi, fra le tante cose.
Il libro che sta alla base del film.
XIX SEC 
Nella prima metà del secolo, la città non è quasi mai presa in considerazione nelle poesie dei vari Hugo, Vigny, Musset, Lamartine. In prosa invece, l'argomento compare più spesso.
La Commedia umana di Balzac non potrebbe esistere senza Parigi. L'autore si mette a fare "Concorrenza all'anagrafe", inventandosi un universo umano che s'incrocia a quello storico-reale. Baudelaire parla di lui come di un visionario, e forse non a torto.
Zola, caposcuola del naturalismo (ed in sostanza, suo principale esponente) nella seconda metà del secolo si comporta invece come un "Impiegato dell'anagrafe", perché si limita a raccogliere dati già esistenti per elaborarli sotto forma di romanzo nel ciclo dei Rougons-Macquart.

L'industrializzazione, che si consolida sotto l'impero di Napoleone III (1852-1871) comporta l'affermazione definitiva della borghesia. Detto questo, raramente si troverà un artista, fra quelli che passeranno alla storia, disposto a dipingere tale categoria in modo positivo.
"Voi siete la maggioranza, ma occorre che impariate a sentire la bellezza
Scrive Baudelaire in uno dei suoi primi salon, rivolgendosi ai borghesi.
Il poeta dice questo perché capisce che la loro priorità assoluta è il denaro, ed in suo onore creano un nuovo Dio : "Le dieu de l'Utile" così lo chiama il poeta nella poesia V (In questo link la mia analisi sulla poesia V)  usando la maiuscola per Utile e non per dieu che è: "Implacabile e sereno", torce i corpi degli uomini distruggendo la loro originaria bellezza, li "abbassa" insomma.
Ciononostante è questa la realtà imperante, e l'artista non può ignorare il mondo che ha attorno rifugiandosi, come fanno i romantici, nella natura, o come fanno i parnassiani, suoi contemporanei, nella memoria di un tempo ormai estintosi da molto, oppure, come fanno i realisti, limitandosi a fotografare con la penna il mondo che hanno attorno.

$$$
Il denaro, ovviamente, è sempre stato la macchina che ha mosso il mondo, ma prima era in mano ai nobili, all'aristocrazia, che non aveva incombenze lavorative e viveva di rendita, sfruttando il suo tempo libero dandosi al culto delle arti.
La borghesia invece è una forza umana compatta, operosa, con altri valori, che vanno presi alla lettera: Valori di tipo economico. La cultura non gli interessa, e per certi versi, non hanno tempo per questo.
A pag 78 -Ed. Flammarion- di "L'assommoir" (L'ammazzatorio) romanzo di Zola,  Gervaise si reca col suo futuro sposo, Coupeau dalla sorella di lui e suo marito: i Lorilleux.
Lor... a inizio parola, rimanda foneticamente alla materia che lavorano per vivere: L'or. 
Gervaise si aspetta di vedere in questa casa-fabbrica, il ferro lucente che era il sogno inarrivabile di molti, ma trova solo ferri opachi in fase di lavorazione. Rimane delusa. "L'oro è sempre oro" dice Lorilleux, ma in quello stretto atélier, in cui si muore di caldo, niente rimanda all'idea di sfarzo e lusso. Questo pezzo m'è parso da subito una specie di metafora applicabile al pensiero di Baudelaire.  "... occorre che impariate a vedere la bellezza" ... che si nasconde sotto il ferro. Naturalmente è solo una mia associazione mentale.
In ogni caso, quello che volevo sottolineare è che in questa fase politico-economica, il denaro entra a far parte del romanzo. Prima di  Balzac l'argomento veniva accuratamente evitato. Poi, in romanzi come "Le père Goriot", o in "Eugénie Grandet",  esso diventa quasi un personaggio autonomo. Tutti si muovono come automi e pedine sulla scacchiera sociale, in funzione del dio dell'Utile.

L'oro del Lorilleux è un ferro da lavorare per estrarne lucentezza. Anche Baudelaire nella sua poesia, si sforza di lavorare la materia grezza. Si trasforma in alchimista - una "scienza" del passato, ampiamente superata nel suo secolo, e si prefigge di trasformare il fango della città in oro.
Il fango è la realtà circostante. Un mondo "Brutto" che si fatica ad accettare. L'oro è la poesia capace di nascondersi persino in un cantiere e relativi lavori in corso.

"Tu m'as donné ta boue et j'en ai fait de l'or"
Tu sta per "Parigi", alla quale Baudelaire si relaziona, umanizzandola: 
"Je t'aime ô, ma très belle, ô ma charmante " 
Questi due versi sono stati estrapolati da alcuni dei suoi progetti di prologo e prefazione, scritti dopo il processo del 1857 e nell'ottica di una seconda pubblicazione, nella speranza di essere finalmente accettato da parte dei lettori, dei giudici e della critica, cosa che invece accadrà solo dopo la sua morte. Come Stendhal - in questo senso, meno ottimista- anche Baudelaire scrive in vita: "To the happy few" , cioè per i pochi che sapranno capirlo.
Persino chi, come Sainte-Beuve, si reclamava suo amico ed aveva il potere concreto di migliorare una posizione tanto scomoda come quella di Baudelaire, con una recensione positiva, si guarda bene dal farlo. Giusto qualche cenno... nel 1860 per esempio, in una delle sue "Causeries" ("Conversazioni") loda pubblicamente la "Squisita fattura" di "à celle qui est trop gaie", una delle poesie censurate nel processo del 1857. Al noto ed influente critico, la poesia è piaciuta sin dalla prima lettura, lo scrive a Baudelaire in una lettera, ma in pubblico preferisce la "Prudenza". Dirà nel '60 che avrebbe dovuto scriverla in latino o in greco, come a volerla collocare fuori da ogni morale vigente.
Colesanti pensa che l'abbia fatto per difendersi dalle accuse di viltà per aver omesso il suo parere positivo sui Fiori del Male. S.Beuve in effetti, non brillò mai per spavalderia.

"Le vieux Paris n'est plus (La forme d'une ville
change plus vite, hélas que le coeur d'un mortel)" 
vs 7/8 "Le Cygne" 

In questa poesia, della sezione due "Tableaux parisiens" - Quadri parigini- (Aggiunta nella seconda edizione, idem per la poesia) Baudelaire pone l'accento sui cambiamenti strutturali, urbanistici della città e questo è innovativo se pensiamo che Lamartine in "Le lac" 1820 omette del tutto la struttura balneare che sta attorno al lago che gli ricorda della sua Elvire, malata e morente. Egli preferisce caricare la natura di phatos, vuole comunicare con lei, ed affidarle la memoria del suo amore per la donna, visto che il destino della natura è l'eternità, mentre quello dell'uomo è la morte.

"O Lac! Rochers muets! Grottes! Foret obscure! 
 Vous*, que le temps épargne ou qu'il peut rajeunir, 
Gardez* de cette nuit, gardez, belle nature, 
Au moins le souvenir!" 
vs 49-52 Le Lac. Lamartine. 


*"Gardez" sta per: "Custodite".
*"Vous", cioè Lago, rocce mute, grotte, foreste oscure, cioè: Natura, risparmiata dal tempo, perché attraverso il ciclo delle stagioni, ringiovanisce addirittura.
Baudelaire mostra nella poesia il "cigno" che Lamartine sceglie di raccontare il sogno, l'utopia. La natura, per mano dei lavori dell'uomo, è a sua volta costretta a cambiare e morire. Il suo cigno cerca un bacino d'acqua che è stato bonificato per realizzare una struttura edilizia in prossimità del Louvre, per questo non lo troverà più. La natura non può conservare alcuna memoria. Solo la mente del poeta, quindi la poesia, può farlo. 
- Spiegherò meglio la poesia nel prossimo post a lei dedicato.


Infine, secondo Hugo Friederich, autore di "La struttura della lirica moderna", i fondatori della lirica moderna europea sono i poeti francesi del XIX secolo: Rimbaud e Mallarmé, ma Baudelaire è il loro precursore. ( pag 7, 8, 9)
@Luisa  






















lunedì 6 agosto 2012

"...J'aime les souvenirs de ces époques nues"

Emily Dickinson (1830-1866 Amherst - Massachussets- USA), contemporanea di Baudelaire, si preoccupava di emancipare la poesia e la condizione femminile dall'altra parte dell'oceano. La cito  perché non dava mai titoli alle sue poesie, tanto che nelle raccolte che la riguardano, esse vengono numerate in ordine cronologico e per comodità, si considera il  primo verso della poesia come fosse il suo titolo.
E. Dickinson. 
Baudelaire, al contrario, usa sempre i titoli, che hanno importanza nell'economia del discorso poetico. Per questo salta all'occhio quando sono assenti.
"J'aime les souvenirs..." è la quinta poesia dei Fleurs, lo è in tutte e tre le edizioni, ed è anche la prima a non avere un titolo.
Massimo Colesanti, nota che l'autore tende ad evitare l'uso di titoli in questi casi: 
  • Per soggetti troppo affettivi, quindi se l'argomento trattato riguarda la sua famiglia o la sua infanzia, (ex: "Non ho dimenticato, vicina alla città" poesia: 99 (XCIX) in cui parla di sua madre, o "La serva dal gran cuore di cui eri gelosa" poesia 100 (C) o anche "Brume e piogge" poesia 101 (CI)
    • Ps: Le tre composizioni sono consecutive [nella sezione "Tableaux parisiens"
  • Per alcuni rapporti amorosi: Quindi se parla di Jean Duval, di Sara la prostituta, o di Mme Sabatier... (ex: "Ti adoro come la volta notturna" poesia 24 (XXIV), "Porteresti a letto l'intero universo" Poesia 25 (XXV), "Con le sue vesti ondeggianti e iridescenti" Poesia 27, (XXVII) "Una notte sono stato con un' Ebrea spaventosa"  poesia 32 (XXXII), o "Che dirai sta sera, povera anima solitaria?" Poesia 42 (XLII)
    • In questo caso però, compie svariate eccezioni. Ex: Sed non satia (XXVI), Il serpente che danza XXVIII, la poesia che stiamo analizzando in questo post (Colesanti non la trova particolarmente bella) e così via.
La poesia che stiamo analizzando è composta da 40 alessandrini a rime baciate (plates in francese) - Con alternanza di rime maschili e femminili- ed è  divisa in tre parti: 
Le prime due: 14 versi ognuna (Soggetto:"Je", "Le Poète") la terza: 12 versi (Soggetto: "Nous") per un totale di 40 versi

PRIMA PARTE:
1_ 14 versi. 
APOLLO. FEBO/PHOEBUS.
J'aime le souvenir de ces époques nues, 1
Dont Phoebus se plaisait à dorer les statues. 2
Alors l'homme et la femme en leur agilité  3
Jouissaient sans mensonge et sans anxiété, 4
Et, le ciel amoureux leur caressant l'échine, 5
Exerçaient la santé de leur noble machine. 6
Cybèle alors, fertile en produits généreux, 7
Ne trouvait point ses fils un poids trop onéreux,8
Mais, louve au coeur gonflé de tendresses communes, 9
Abreuvait l'univers à ses tétines brunes. 10
L'homme, élégant, robuste et fort, avait le droit 11
D'être fier des beautés qui le nommaient leur roi ; 12
Fruits purs de tout outrage et vierges de gerçures, 13
Dont la chair lisse et ferme appelait les morsures ! 14

Roberto Ferri
http://www.robertoferri.net/
SECONDA PARTE: 
2_ 14 versi
 Le Poète aujourd'hui, quand il veut concevoir 15
Ces natives grandeurs, aux lieux où se font voir 16
La nudité de l'homme et celle de la femme, 17
Sent un froid ténébreux envelopper son âme 18
Devant ce noir tableau plein d'épouvantement. 19
Ô monstruosités pleurant leur vêtement ! 20
Ô ridicules troncs ! torses dignes des masques !21
Ô pauvres corps tordus, maigres, ventrus ou flasques,22
Que le dieu de l'Utile, implacable et serein, 23
Enfants, emmaillota dans ses langes d'airain ! 24
Et vous, femmes, hélas ! pâles comme des cierges, 25
Que ronge et que nourrit la débauche, et vous, vierges, 26
Du vice maternel traînant l'hérédité 27
Et toutes les hideurs de la fécondité !28

Roberto Ferri 
http://www.robertoferri.net/
TERZA PARTE: 
3_ 12 versi
Nous avons, il est vrai, nations corrompues,  29
Aux peuples anciens des beautés inconnues :  30
Des visages rongés par les chancres du coeur, 31
Et comme qui dirait des beautés de langueur ; 32
Mais ces inventions de nos muses tardives  33
N'empêcheront jamais les races maladives  34
De rendre à la jeunesse un hommage profonde, 35
-A la sainte jeunesse, à l'air simple, au doux front, 36
A l'oeil limpide et clair ainsi qu'une eau courante,  37
Et qui va répandant sur tout, insouciante  38
Comme l'azur du ciel, les oiseaux et les fleurs,  39 
Ses parfums, ses chansons et ses douces chaleurs! 40



Cybele. 
Turchia. 
TRADUZIONE.
PRIMA PARTE: 
1_ 14 versi
(Io) Amo il ricordo di quelle epoche nude -1
in cui Febo (Apollo) amava dorare le statue -2
Allora, l'uomo e al donna, agili -3
godevano senza ansie  né menzogne. -4
E il cielo amorevole, li accarezzava sulla schiena -5
mentre esercitavano il sano esercizio della loro nobile macchina. -6
Cybèle allora, fertile in prodotti generosi - 7
Non sentiva affatto i suoi figli come un peso oneroso - 8
Ma, lupa dal tenero cuore aperto a tutti, -9
Abbeverava l'universo con le sue mammelle brune -10
L'uomo, elegante, robusto e forte, aveva il diritto -11
di essere fiero delle fanciulle che lo consacravano loro re; -12
Frutti puri da ogni oltraggio e privi di screpolature -13
dalla carne liscia e soda che attirava morsi -14


SECONDA PARTE: 
2_ 14 versi. 
Oggi il Poeta, quando vuole concepire -15
queste glorie primitive nei luoghi in cui esse si lasciano osservare -16
La nudità dell'uomo e quella della donna, -17
un freddo tenebroso avviluppa la sua anima -18
di fronte a un quadro così nero e pieno di spavento. -19
O mostruosità, supplicanti i loro abiti! -20
O ridicoli tronchi! torsi degni di maschere! -21
O poveri corpi contorti, magri, panciuti o flaccidi, -22
Che il dio dell' Utileimplacabile e sereno -23
ha avvolto sin da piccoli in fasce bronzee! -24
E voi donne! pallide come ceri -25
corrose e nutrite dal vizio,  e voi vergini, -26
che del vizio materno trascinate l'eredità -27
e tutti gli orrori della fecondità! -28


TERZA PARTE:  
3_12 versi.
(Noi) Abbiamo, è vero, nazioni corrotte  -29
Bellezze ignote ai popoli antichi: -30
Vergini corrose dalle piaghe del cuore, -31
e bellezze, come dire, languide. -32
Ma queste invenzioni delle nostre muse tardive-33
non impediranno mai alle razze malaticce -34
di rendere un profondo omaggio alla giovinezza -35
-Alla santa gioventù, dall'aria semplice, dalla fronte dolce -36
dall'occhio limpido e chiaro come l'acqua corrente, -37
e che spande ovunque, incurante  -38
come l'azzurro del cielo, gli uccelli e i fiori,  -39
I suoi profumi, le sue canzoni e il suo dolce calore! -40

Il Dolore
di
Gallori Emilio


APPROFONDIMENTO. 


Il titolo, come già detto, non c'è. 
Il soggetto subisce variazioni in ogni strofa: "Je" -vs 1"Le Poète" -vs 15  e  "Nous" -Vs 29

Il sentimento dominante è la nostalgia, se vogliamo... un elemento romantico. Baudelaire parla infatti di un tempo lontano  ["Alors"/Allora (vs 3 e 7) e verbi tutti al passato -nella prima parte- La seconda inizia con: l'Aujourd'hui/ Oggi vs 15 quindi c'è un contrasto, una comparazione fra passato e presente,]
Le "Epoche nude" così come la citazione di  Febo  e Cibele ci portano in una dimensione precristiana. 
Qual'è il problema? 
La nostalgia di un tempo ormai estinto, sottolinea per alcuni critici, un senso di sfiducia verso il presente e la cosa non si allinea all'auto definizione di "Poeta della modernità" che critici come Benjamin, ma non solo, sono concordi nel sottolineare.

Baudelaire Scrive in una delle prefazioni dei Fleurs, riferendosi a Parigi:  "Tu mi hai dato fango e io ne ho fatto oro", trasformando così il poeta in alchimista che lavora col pensiero ciò che l'occhio recepisce come "Brutto" e ne fa poesia. Il titolo stesso: "I Fiori del MALE" è' programmatico perché implica un senso di trasformazione: ricavare il bello dal male o da ciò che, apparentemente, non è bello. 

Nel Salon 1845 scrive che il vero pittore è colui che saprà strappare alla vita moderna il suo lato epico, e che col colore, saprà farci capire quanto siamo epici... 

Per molti critici questa è una poesia giovanile, meno bella di altre, ma interessante per le contraddizioni che contiene. 

Cattolico, in epoca romantica (Da Chateaubriand in poi, l'ottocento assiste alla piena riabilitazione del cattolicesimo in Francia dopo l'epoca illuminista), Baudelaire si mostra nostalgico verso l'età precristiana, quella degli Dèi. Eppure ha sempre affermato che il romanticismo è una scuola moderna, ha sempre elogiato Delacroix, pittore romantico per antonomasia.
Richter sostiene che la poesia è semplicemente un omaggio del poeta ai suoi studi superiori. "Questo ricordo non costituisce nulla di eccezionale. Si tratta di un'operazione possibile ad ogni persona che possieda una cultura normale, e questo grazie al recupero dell'antichità che ha realizzato l'epoca moderna, soprattutto a partire dal Rinascimento" - pag 79 ediz Francese del testo di analisi del critico: "Les fleurs du mal" 

Le "Epoche nude" sono quelle riassunte nella massima "Corpo sano in mente sana" Si tratta di un tempo ormai estinto. La cultura di riferimento sembra soprattutto quella greca:
Febo: dall'aggettivo greco che significa "Brillante, chiaro, puro" ed è solito qualificare Apollo, cioè il sole (vs 74 di "Benedizione" : "Fuoco santo dei raggi primitivi") - Richter- era per questo adorato come portatore di felicità, ma era anche inflessibile nel punire le colpe degli uomini.

Cibele: Divinità greca, poi Romana, chiamata anche "Grande madre", perché era considerata madre degli dèi e dèa della fecondità, dell'abbondanza e della vegetazione - Colesanti-
La sua figura è associata ai leoni.
Le sue "Tettine brune" rimandano ad un'idea di classicità barbarico/Medievale. Sembra quasi che Baudelaire preferisca il medioevo alla classicità.
Nel 700 il classicismo è troppo modernizzato, a volte appare come una caricatura, ad esempio per come vestivano Fedra di Racine o altri personaggi durante le rappresentazioni...  Si cerca così di recuperare una dimensione più primitiva. 
I viaggi in America, sempre più numerosi nell'ottocento, incidono su questa nuova visione del classicismo. Si narra di persone che cacciano seminude etc... tutto ciò rimanda all'idea di usi e costumi simili a quelli degli antichi. Ma la cosa non è positiva, perché gli antichi sono sporchi, primitivi appunto! ... in tutto ciò si avverte una specie di desacralizzazione del classicismo.
Il medioevo era odiato dai classici, perché sinonimo di barbarie, ma i romantici riscoprono il medioevo, e si appassionano al suo aspetto irrazionale-simbolico. 
Flaubert ambienta Salammbò -1862- a Cartagine durante le guerre puniche, e lo fa nell'epoca in cui un romanzo storico non poteva prescindere dai precetti di Scott. Una vera provocazione che manifesta la volontà di  distanziarsi dal suo tempo -Piero Toffano-

Chiusa l'ennesima parentesi... 
Anche Lord Byron nel suo "Childe harrold's philgrimage, (Il pellegrinaggio del giovane Harrold)  cita Cibele, con la sua tiara, una corona a tre punte con cui spesso la dèa è stata dipinta.


2.
  She looks a sea Cybele, fresh from Ocean,  
  Rising with her tiara of proud towers
 At airy distance, with majestic motion, 
  A Ruler of the waters and their powers: 
  And such She was; her daughters had their dowers 
  From spoils of nations, and the exhaustless East  
  Poured in her lap all gems in sparkling showers.
In purple was She robed, and of her feast 
 Monarchs partook, and deemed their dignity increased 

www.lasiciliainrete.it: Cibele.  

- Quanto a Baudelaire, Cibele ricompare in "Bohémiens en voyage" (Zingari in viaggio)
" Cybele che li ama, rende più vive le piante" vs 11. 
Qui Baudelaire la cita per sottolineare la protezione divina sull'uomo da parte della dèa della fecondità.

-Per via delle "Tettine brune" e dei lupi che danno il nome al "Louvre", "Il Cigno" presenta dei traits-d'union con questa poesia. (Louvre deriva dalla parola "Lupi", che un tempo circondavano la zona.)
vs 45/48:
" A chiunque ha perduto ciò che non si ritrova 
   Mai, mai! A quelli che si abbeverano di lacrime
   e tettano il Dolore come da una buona lupa!..." 
Anche in questa poesia il ricordo è l'elemento chiave, ma si tratta di una memoria vicina, di un passato prossimo "La forma di una città cambia haimé, più in fretta del cuore di un mortale"  vs 7-8. Anche il tema è diverso. Nel "Cigno" si affrontano i lavori di modernizzazione della città per mano di Napoleone III, coadiuvato dal barone Haussman. 
Un tema che si trova anche - e di certo, non solo- nel romanzo "L'assommoir" di Emile Zola, con ovvie differenze di elaborazione. 

Nella poesia che stiamo analizzando troviamo: 
  •  Febo/Apollo e Cibele, che incarnano la perfezione degli dèi, ma anche:
  •  Uomini perfetti che le donne chiamavano "Re" e  
  • Donne Vergini (Nel vs 13 la cosa è intesa in senso positivo, ma nel vs 26 è negativa, perché in quanto donne, queste vergini sono schiave del vizio materno ereditato con l'orrore della fecondità. In altri termini: Possedere il potere di concepire, significa perpetrare il peccato originale, dunque è imperdonabile!
  • La pelle liscia e soda delle vergini richiama dei morsi... cosa che ricorda alcuni aspetti sadici delle poesie che incontreremo ( ex: "à celle qui est trop gaie": Una delle poesie incriminate e cancellate dal libro perché ritenuta oscena: 

.... Così vorrei una notte / quando l'ora delle voluttà suona/Verso i tesori della tua persona/ come un vile, arrampicarmi senza rumore (Piacere furtivo di farle del male)/  Per ammaccare il tuo seno perdonato/ e fare sul tuo fianco stupito/ uno squarcio largo e profondo/ e, dolcezza vertiginosa, attraverso queste nuove labbra (allusione sessuale)/ Più eclatanti e più belle (Per un Dandy la natura è sempre "Difettosa" e va quindi corretta) /t'infonderei il mio veleno, sorella mia!/ (Che rimanda a "au lecteur"  in cui s'indirizza al lettore chiamandolo "Mio simile", "mio fratello" ma anche "ipocrita") 

  •  l'autore voleva creare uno squarcio sul fianco della donna, evocante un nuovo sesso dal quale infettarla con un nuovo veleno, cioè lo spleen o la malinconia, visto che è evidentemente fuori luogo essere troppo "Gaia" nell'epoca moderna. Rischiando di perdermi nel gioco degli specchi... "à une passante" racconta invece il contrario della spensieratezza, in una donna più "moderna". E' vestita di nero -lutto- (ai tempi le donne vestivano con abiti colorati, solo gli uomini usavano il nero) La incrocia per la via e ricorda una delle possibili occasioni perdute. 
Tornando a noi, il problema è che non si può vivere di soli ricordi, senza scivolare nella chimera.  Segue quindi la seconda parte, in cui il poeta esegue una comparazione fra quel che era con quel che è.

Il soggetto si fa più oggettivo.
Richter: "La seconda parte inizia con una separazione fra il "Je" - colui che si è abbandonato al ricordo del mondo antico- e il Poeta"  e anche:
"Non si accontenta più dei ricordi, Egli guarda la realtà presente. E' il momento presente che gl'interessa di più" pag 80 vers. francese "Les fleurs du mal"

Dopo ricordi in prima persona (così vivi che sembra che sia stato testimone dei tempi che rammenta con malinconia) è il tempo presente ad interessarlo "Aujourd'hui", cioè "Oggi")
La poesia precedente "Correspondances", giungeva alla conclusione che il poeta deve saper interpretare i simboli del mondo che ha attorno, giacché lui solo ne è capace, e qui mette in pratica questo precetto.

Le epoche nude di un tempo diventano pudiche.
"Les époques nues" vs 1, "aux lieux où se font voir" vs 16 : parla delle nudità ovviamente. per il critico Pichois, Baudelaire allude agli atéliers degli amici pittori, per Colesanti parla invece dei bagni pubblici a cui si era ispirato Duamier per alcune sue caricature, o anche, scuole di nuoto (pare che il poeta visse per un periodo in prossimità di una piscina.)
A prescindere dal luogo, è chiaro che si parla del peccato originale, a partire dal quale, l'uomo ha avvertito l'imbarazzo del suo corpo nudo per la prima volta. Quindi si passa, dall'era precristiana all'era cristiana, dopo il peccato originale.

nel vs 22: corps tordus ricorda "Petites vieilles" XCI (sez 2) vs 5/8, ma lì l'espressione è affettuosa.
Ces monstres disloqués furent jadis des femmes,
Eponine ou Laìs! Monstres brisés, bossus
Ou tordus, aimons-les! ce sont encore des àmes. 
Sous les jupons troués et sous de froids tissus. 

... qui invece, prevale un senso di schifo, disgusto.

La nudité de l'homme et celle de la femme, 17
Sent un froid ténébreux envelopper son âme 18
Devant ce noir tableau plein d'épouvantement. 19
Ô monstruosités pleurant leur vêtement ! 20
Ô ridicules troncs ! torses dignes des masques !21
Ô pauvres corps tordus, maigres, ventrus ou flasques,22


Abbiamo detto: Epoca pre-cristiana, poi cristianesimo... ma qui si parla di un altro Dio: 
"Il dio dell' Utile" - vs 23-  Notare l'inversione di maiuscola. La parola "Dio" è scritta come tutte le altre, ma l'Utile invece, ha una maiuscola!  Questo dio si è sostituito a Febo e Cibele, e anche al Dio dei cristiani.
Richter sottolinea i 2 aggettivi che lo caratterizzano: implacabile e sereno.
Colesanti parla di un'elevazione ironica allo stato di divinità pagana dell'avidità di guadagno che è tipica della borghesia sotto Luigi Filippo, e la morale borghese, come sappiamo, era (ed è?) ipocritamente cristiana. 

La particolarità di questo dio dell'Utile, è che si occupa dei suoi "Enfants" sin da piccoli, avvolgendoli in bronzee fasce "Langes d'arain" che deformano i corpi sin dal principio.
Un racconto di Guy de Maupassant : "La mère aux monstres" (La madre di mostri)
Cliccando su questo link puoi leggere il racconto per intero- Fortune del web!-
Nel racconto ci sono elementi che mi hanno fatto pensare ai pannolini di bronzo di cui parla Baudelaire. Si tratta di busti, usati un tempo dalle donne per motivi di estetica (Nel link che ho citato ci sono immagini molto esplicative). Da una parte c'è la "Diavolessa" che questi mostri li produce per "mercato", cioè per venderli, dall'altra, una donna frivola, che i suoi mostri li produce per vanità.
Infine, tempo fa ho letto un articolo scritto da un sociologo di cui purtroppo ho dimenticato il nome, secondo il quale, persino il dio dell'Utile è stato superato dal dio dell'Apparenza, che è forse il peggiore fra tutti gli dèi che ci hanno circondato, e questo racconto rende bene l'idea. Parlo, al di là della metafora, dei centri wellnes, della chirurgia plastica che, se ci pensiamo, altro non è che mercato del corpo, sul corpo. Quasi peggio della prostituzione, visto che nel secondo caso, finito il lavoro, si rimane comunque dentro il proprio essere. Con queste nuove mostruosità invece, si subiscono mutazioni irreversibili, ci si lascia modellare ad uso e capriccio delle mode, e s'impara a non accettarsi... a partire da quando si è molto piccoli, proprio come accadeva col dio dell'Utile e le sue bronzee fasce. 

Negli ultimi versi della seconda parte, il poteta inverte i contenuti dei versi che chiudevano la prima parte. La donna, che in principio era rappresentata da Cybele, simbolo  di fertilità, e da vergini la cui pelle liscia invocava morsi, ora è pallida come ceri, vittima del vizio. E le vergini sono accusate di aver ereditato dalle madri tutti gli orrori della fecondità. Dare la vita significa perpetrare il peccato originale, pertanto è insopportabile. 

La terza parte inizia con un nuovo soggetto: "Nous", cioè Je = Poète e Vous = Lettori ipocriti
(Come nella poesia-prologo: "Au lecteur" in cui dedica il tutto al lettore ipocrita "mio simile- mio fratello")

Le Bellezze del mondo contemporaneo non sono note ai popoli antichi.
(Trattandosi di bellezze come: Volti corrosi dalle piaghe del cuore, è facile suppore che sia un'espressione ironica, quasi sarcastica.) Ciononostante, le invenzioni delle nostre muse stanche (Moderne) non impediranno mai alle razze malaticce di rendere omaggio alla "santa gioventù"

Richter: "L'omaggio sul quale si tiene la poesia è  un omaggio alla giovinezza in generale, quindi quella passata, quella presente e quella futura" Pag 81 "Les Fleurs du mal"  

Per Colesanti, questo finale vuole forse portare una nota di ottimismo visti i toni pregressi, ma non esclude l'ironia di questi contenuti.

Piero Toffano, concorde sul tono ironico del finale, afferma anche che Baudelaire assume una posizione contraddittoria verso la modernità che va accettata più che scelta. Cita a tal proposito il finale della seconda parte, in merito al desiderio di mordere la carne liscia delle giovani. Il morso somiglia a un desiderio di vendetta verso un corpo troppo sano. Conclude che si tratta di una poesia troppo "semplice", tendenza che nella maturità il poeta correggerà fino ad invertirla.










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