lunedì 3 settembre 2012

En attendant ... Le cygne.


Il cigno è la quarta poesia sella sezione II: "Tableaux parisiens", cioè:  quadri parigini. 
Nel post dedicato a Boileau e alla sua satira (Questo è il link di riferimento)  ho illustrato il modo in cui la città viene recepita e raccontata dagli artisti nei due secoli che precedono la nascita di Baudelaire, e durante il primo romanticismo. (In questo link, una sintesi ulteriore)

http://overview.jeandenoncin.com/2011_02_01_archive.html


TABLEAUX PARISIENS - quadri parigini.
La sezione, come ho già detto, viene aggiunta nella seconda edizione dei fiori del male. 
Il titolo è molto emblematico. Parigi, a lungo ignorata dai suoi predecessori, o fatta oggetto di satira in poesia, acquista infine diritto di cittadinanza nella poesia visto che Baudelaire gli dedica 18 poesie di grande intensità. Poesie molto più "Realiste" di quanto il realismo - la scuola con relativo manifesto-  riuscirà mai a creare.
Secondo Walter Benjamin, è grazie a questa sezione che Baudelaire diventa poeta della modernità.
Baudelaire si autodefinisce in questi termini - Poeta della modernità- sin dai primi salon. E' consapevole di portare un nuovo sguardo sulla poesia e sull'arte pittorica, ma i suoi contemporanei non se ne accorgono, o non hanno il coraggio di tendergli una mano (Sainte-Beuve)


PAYSAGE è la prima poesia della sezione. 

  • In principio il titolo era: "Paysage parisien", poi ha cambiato idea. Tornerò sulla poesia, quindi non mi dilungo in questa sede. Semplicemente è un testo quasi programmatico circa il suo modo di concepire la poesia. Dice basta alla mera ispirazione romantica, e preferisce che l'arte nasca da immaginazione, ragione, ed ispirazione poetica. Nella poesia infatti, osserva il paesaggio dall'alto del suo Atélier, ma quand'è ora di comporre, chiude le finestre e si concentra sul suo scrittoio. Infine, da un titolo come questo ci aspetteremmo una poesia in stile romantico come "Le lac", invece la natura compare solo sotto forma di elementi come: La nebbia, le stelle, la luna, il sole, la neve, la tempesta e le 4 stagioni. I giardini, i corsi d'acqua e gli uccelli, che hanno popolato tanta poesia romantica, qui  compaiono solo nei sogni notturni del poeta. Se il romantico ha bisogno di "vedere" per ispirarsi, Baudelaire no. 
Non alzerò la fronte dal leggio
perché sarò immerso in questa voluttà
di evocare la primavera con la volontà
di tirare fuori un sole dal mio cuore, e di fare
dei miei pensieri ardenti una tiepida atmosfera! 
ultimi versi della poesia. 


http://www.flickriver.com/photos/paspog/3099751723/

LE SOLEIL è la seconda poesia che incontriamo.
Il poeta lascia i piani alti del suo Atélier ( Balzac ci ha spiegato lo stato economico di chi vive negli ultimi piani dei palazzi parigini, e più tardi lo farà anche Zola con Gervaise Coupeau, in "L'assommoir") e si reca lungo le strade per illuminare la città con la sua poesia, proprio come fa il sole.

Quando, come un poeta, egli - il sole- discende nelle città
nobilita il destino delle cose più vili, 
e s'introduce, come fosse un re, senza pompa né valletti, 
in tutti i palazzi ed in tutti gli ospedali.
-Ultimi versi della poesia- 



À UNE MENDIANTE ROUSSE - A una mendicante rossa-   La terza...
La poesia è dedicata ad una giovane dai facili costumi che Baudelaire incontra e di cui s'invaghisce. : Banville (1823-1891), Champfleury (1820-1889), Asselineau (1820-1874) e Deroy (1820-1846) che la ritrae verso il 1845. - foto-


A una mendicante rossa (di capelli). La terza... 
La poesia è dedicata ad una donna di facili costumi, di quelle che il poeta era solito frequentare, certo non è il solo artista a rivolgere attenzioni alla ragazza. Qualche nome:
Théodore de Banville (1823-1891)
Champfleury (1820-1889) 
Charles Asselineau (1820-1874) e 
Émile Deroy (1820-1846) la dipinge -Vedi foto- 
Nella poesia, Baudelaire riprende una figura molto diffusa in epoca barocca, inoltre nel vs 38 cita Ronsard (1524-1585) quindi indirettamente la Pléiade, che lo ispirano per questi versi. 
Émile DEROY
la petite mendiante rousse 1843/45 

La poesia intende "Nobilitare" attraverso l'ammirazione e la composizione poetica, un "oggetto" umile e misero (una donna, in verità).
Il poeta colloca idealmente la ragazza ai tempi della Pléiade (Seconda metà del '500) la veste com'era in uso allora, da cortigiana illustre ed amante degli ultimi Valois. Infine, si limita ad ammirarla così com'è, cioè bella nonostante gli abiti logori, e la rende immortale tramite i suoi versi. La prima strofa recita:
"Blanche fille aux cheveux roux"

Il bianco si collega alla bellezza del cigno, la poesia che segue - essendo il cigno bianco come la ragazza, ed essendo il bianco simbolo di bellezza.
"Ma blanchette" è un vezzeggiativo tipico della Pléiade. Questi elementi ci permettono di affermare che, il cigno è una poesia dai toni fortemente letterari, quindi nobili. Abbiamo già ricordato in più occasioni che "I fiori..." non vengono concepiti come una mera raccolta poetica, ma come un libro in cui ogni componimento si basta da solo, anche se l'insieme delle poesie contiene una fitta rete di interconnessioni, e questo vale nonostante le numerose variazioni che l'opera subisce negli anni, fra eliminazioni ed aggiunte tutt'altro che secondarie. (Il cigno per esempio, è aggiunto nella II edizione)



Nel link che segue, analizzerò la poesia "Il cigno".

@_Luisa. 

En attendant ... le Cygne. Ulteriori info preliminari.


Questa immagine mi fa pensare a "Paysage", la prima poesia della sezione II
http://overview.jeandenoncin.com/2011_02_01_archive.html

Il cigno è la quarta poesia sella sezione II: "Tableaux parisiens", cioè:  quadri parigini. 
Nel post dedicato a Boileau e alla sua satira (Questo è il link di riferimento)  ho illustrato il modo in cui la città viene recepita e raccontata dagli artisti nei due secoli che precedono la nascita di Baudelaire, e durante il primo romanticismo.

Riassumo qualche nozione utile per comprendere meglio "il cigno" e i Tableaux parisiens. 

  • Boileau (600) Ha una visione satirica quindi critica di Parigi. La satira, è per definizione, un tipo di scrittura che tende all'esagerazione, per meglio mostrare le contraddizioni del caso. (Link alla satira qui analizzata "Gli imbarazzi di Parigi")
  • Rousseau (700) Nelle sue "Confessioni" (opera in prosa, non poesia) racconta la delusione provata la prima volta che entra a Parigi, tanto da preferirle Torino. 
  • Lamartine (800) in "Le lac", elegia fra le più note incluse nella raccolta poetica: "Méditations poétiques" -1820- (Baudelaire nasce un anno dopo) omette del tutto qualsiasi riferimento alla stazione balneare situata in prossimità del lago. Preferisce limitarsi ad un colloquio intimo ed individuale con la natura, la sola capace di conservare eterna memoria visto che l'uomo ha un destino mortale e breve-  Baudelaire rovescia tale illusione, affermando che la memoria, quindi l'arte, è la sola capace di conservare per sempre un segno del passaggio sulla terra: 
    •  "La forma di una città cambia più in fretta del cuore di un mortale" -Il cigno-  vs 7-8
  • Vigny (800) Il solo poeta-filosofo della prima metà dell' 800 (Non crede in Dio, come invece fanno tutti gli altri, ed è più prossimo al pensiero dei lumi che a quello romantico) scrive una poesia dal titolo "La maison du berger" (in questo link la poesia in lingua, per chi volesse leggerla) (ovvero: La casa del pastore) in cui parla di una specie di roulotte trainata da cavalli. La morale è che dalla città bisogna fuggire, perché è un luogo servile, che rende l'uomo schiavo. La natura al contrario, è sinonimo di libertà!
      • "Parti con coraggio, lascia TUTTE le città " vs  22  
      • ps: La poesia fa parte della raccolta postuma "Les destinées" 
    • Discorso simile a quello di Chateaubriand nel suo "saggio sulle rivoluzioni" -1797-  in cui l'autore, ancora poco noto ed esule a Londra, consiglia ai suoi "simili", cioè agli aristocratici esiliati o perseguitati in patria, di rifugiarsi nella natura. Un precetto fortemente Rousseauiano se vogliamo, ma dopo la conversione lo scritto sarà  rinnegato, e in "René, un caso di passioni moderne" 1802, invertirà il suo pensiero: "La felicità è nelle vite comuni"... e la vita solitaria ha senso solo per chi sceglie la compagnia di Dio, cioè il convento o il sacerdozio. Vigny non crede in Dio, ed in generale, è diverso da Chateaubriand, li ho avvicinati solo per la comunanza d'idee in merito alla città in un dato periodo della loro vita. 
  • Musset (800) ai tempi è molto stimato da personalità come Hugo, col quale il giovane "enfant terrible" si permette di litigare, snobbandolo e seguendo la propria via a livello teatrale e poetico. Sarà eletto anche all'accademia francese - tutt'altra sorte rispetto a Baudelaire che a posteriori, pare meritasse come e forse più di Musset, la gloria che non ebbe-  Comunque  possiamo considerarlo fra i poeti  maggiori della prima metà dell'ottocento. Fra loro era quello con lo stile di vita più mondano, e la città compare forse più spesso nelle sue poesie, ma la sua funzione è quella di sottofondo colorato per le sue avventure galanti. 
    • Ex: Une soirée perdue 1840 - Parla di una serata a teatro, ma è solo un modo per introdurci ai suoi turbamenti amorosi. (Link alla poesia)
  • Hugo (800)  Ha scritto tantissimo, e non solo di poesia. Mi viene in mente la raccolta poetica "Les chatiments1853 e nello specifico"Souvenir de la nuit du 4".  E' una poesia molto toccante, perché parala di un bambino fucilato per strada il 4 dicembre del 1851, cioè due giorni dopo il colpo di stato di Napoleone. E' in atto una rappresaglia dell'armata imperiale contro ogni tentativo d'insurrezione. Il bambino ha solo sette anni. Sappiamo che Parigi è lo scenario in cui tutto ciò accade, ma è solo lo scenario di eventi storici del tempo:  è la denuncia dei metodi di Napoleone per arraffarsi il potere, ed anche la narrazione del dolore provato dall'autore davanti alla disperazione della madre che ha perso il figlio. 
    •  I romanzi di Hugo, al contrario, vedono spesso Parigi come loro "Epicentro".  Notre-Dame de Paris   1831, I miserabili 1861 ed altri ancora. "L'immenso vecchio", così lo chiamava Flaubert, spazia dalla poesia, al teatro, al romanzo, al saggio, alla pittura, fino alla vita politica. La sua non è arte per l'arte, ma arte per il progresso. Lo affermerà lui stesso - lo vedremo a breve- 
  • Balzac (800) = Compie nel romanzo quel che Baudelaire fa nella poesia, cioè introduce Parigi a pieno titolo fra gli elementi da cui non è possibile prescindere nella sua narrazione. Si mette in concorrenza con l'anagrafe (Dei naturalisti si dirà che all'anagrafe sono "impiegati") e crea un mondo parallelo a quello reale. L'opera è così imponente che Baudelaire definisce Balzac: "Un visionario". Questi introduce nel romanzo un elemento moderno, il denaro, che è la sola preoccupazione dei borghesi. Lavorare per produrre materia ed accumularla. Non c'è cosa che per loro abbia più importanza.  La parte iniziale di "Le père Goriot" è infatti una specie d'inventario sugli averi di ognuno, a partire dal nome dello stabile: La maison Vauquer, che simboleggia la "Mistica unione" di una donna col denaro. La pensione infatti, come una fabbrica, produce introiti economici grazie a chi ci vive, e la  proprietaria dello stabile è una donna avida e senza cuore. Le questioni umane che le si svolgono attorno non la toccano, a meno che i suoi ospiti non possano più pagare la retta. La disposizione dei personaggi dentro l'edificio varia col variare delle loro disponibilità economiche. Ai piani bassi i più ricchi, e ai piani alti i meno abbienti. Goriot è il solo ad eseguire una progressiva "Ascesa" verso i piani alti, man mano che s'impoverisce, e da Mr Goriot, diventerà "Père", che è sinonimo di paternità - La sua passione primaria, quella che lo porterà alla morte- ma anche  di povertà -Dovuta alle figlie che come sanguisughe lo riducono al lastrico, e non si presentano nemmeno al suo funerale. 
  • Nei vari post, ho ripetuto spesso che nella seconda metà del secolo, la borgesia s'impone sull'aristocrazia con Napoleone III al potere e gli artisti e gli intellettuali vivono questo shock reagendo nei modi più diversi. 
    • Nerval preferisce il sogno al reale, e il sogno purtroppo diventerà pazzia e morte. 
    • Gautier si vota all'arte per l'arte, cioè il contrario dell'arte filantropica di Hugo (col quale aveva messo in moto la "Battaglia dell' Hernani" contro i classici) ma anche di George Sand, di Lamartine della seconda ora, di Vigny... ancora persuasi che l'artista possa avere un ruolo nel cambiamento della società. Dopo il '51 invece, ci si sente impotenti davanti alla storia che si compie malgrado tutto, che sembra ripetersi in modo ostinato, e poi c'è l'avanzare della scienza, dell'economia. Al letterato non resta che un "Lavoro di cronaca" - realismo- o di estraniamento dalle questioni sociali - L'arte per l'arte. 
    • Champfleury e Duranty optano per il realismo, iniziato in pittura con Courbet, il quale si prefiggeva scopi di tipo politico-socialista, ma se Courbet farà scandalo con i suoi dipinti così diversi rispetto a quelli di Delacroix, la logica della "fotografia" poco si addice al romanzo, alla poesia. Per Baudelaire "Inventata la frottola bisognò crederci", anche Flaubert, a lungo confuso coi "realisti" per via di alcune accuse mossegli da Pinard durante il processo a Mme Bovary, è molto infastidito da tale associazione, visto che s'ispira all'arte per l'arte, si reputa vittima del lirismo romantico dal quale cerca di "epurarsi" fino alla fine dei suoi giorni, e l'esito di questa strana combustione diventa il presupposto per la nascita del romanzo moderno, non più focalizzato sulla trama, ma sullo stile. Più in generale, Flaubert non vede di buon occhio il concetto di "Scuola". In Zola per esempio, stima l'amico ed il coraggio, ma rimane perplesso davanti ad alcune sue scelte artistiche, diametralmente opposte alla sua visione dell'arte. 

Un enterrement à Ornans 1849--50  Gustave Courbet.
Prima di Courbet le tele di grande formato erano riservate a consacrazioni di re, 
gesta epiche e nobili, non di certo il funerale di un contadino. 
Lo spirito di questa tela è quello dei "Graveyards poets" inglesi, ex: 
Thomas Gray "Elegy written in a country curchyard" 1751 
Ma anche Foscolo e la sua poesia sepolcrare. 


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