"Non ho scelto il male né il bene, Ma attraverso e al di sopra del male, ho scelto la poesia" C. Baudelaire.



mercoledì 15 settembre 2010

4_La struttura dei fiori.

Questo post è stato rielaborato nel 2016. 
Di Gilbert Garcin. 

"Non ho scelto il male né il bene, ma attraverso e al di sopra del male, ho scelto la poesia", precisa Baudelaire, contro chi lo accusa ingiustamente d' immoralità per i suoi fiori. Inoltre, in una lettera indirizzata a Vigny (Celebre scrittore e membro dell'Accadémie Française) chiede che non si pensi ai "fiori del male" come a una mera raccolta di poesie, ma ad un libro in cui ogni composizione è autonoma, ma l'insieme crea una continuità di  temi e significati.

Sulla struttura va ricordato un altro dato importante, ovvero, in poesia non esistono libri come I fiori del male prima di Baudelaire, ma solo raccolte poetiche, che presentano magari affinità tematiche, ma che non possono definirsi "libro". Sempre a Vigny, Baudelaire chiede che almeno gli si riconosca questa cosa, e cioè che il suo è un libro e non una raccolta.

Perché libro?
Per sottolineare la struttura. Ovvero, ogni poesia è del tutto autonoma rispetto al resto, per questo, fra la prime e la seconda edizione, il numero di poesie nei fiori  aumenta in modo importante. Si aggiunge addirittura una sezione: "Tableaux parisiens".  Nonostante ciò, fra le poesie, a causa di una insistenza tematica, e di un lavoro "lucido" da parte del poeta che, come Nerval, il sogno lo dirige e non lo subisce, nasce una fitta rete di interconnessioni, che fanno dei fiori un libro a tutti gli effetti, contenente, come dice l'autore stesso, una terribile moralità.
Insistere sulla struttura è anche un modo per prendere le distanze dal romanticismo enfatico che reclama ad oltranza l'ispirazione caduta dal cielo per giustificare i versi che produce.
Baudelaire usa spesso il verbo  "volere" (in Paysage per esempio) al fine di sottolineare il suo procedimento creativo, che è frutto di intenzione.
La struttura dei fiori, è uno dei motivi per cui il poeta si guadagna l'etichetta di "moderno", una modernità che egli stesso riconosce, già dal 1859, ma se ne scusa. Moderno perché vuole superare il romanticismo enfatico e frutto di ispirazione, moderno anche perché racconta della città in poesia, come nessuno aveva mai fatto prima di lui, e in questo senso, la sezione più a tema è chiaramente la seconda "Tableaux parisiens" che dal titolo lascia presupporre paesaggi di tipo romantico, vegetali, e che invece tratta di un paesaggio urbano a partire dalla prima poesia "Paysage".  Occorre conciliare in poesia il moderno e l'antico, ed occorre trovare un lato poetico  persino nei calcinacci dei lavori in corso vicino al Louvre Le cygne).


Questa la struttura:
Au lecteur 
Poesia-prologo che ci introduce al "libro" e che mi fa pensare alla porta dell'inferno di Rodin (1880-1917) frutto di lavoro estenuante.
Attraverso terminologie e contenuti, l'autore spiega al suo lettore che  tipo di poesia ci si deve aspettare, Finisce l'epoca del "candido" lettore che, acriticamente, assorbe i contenuti di ciò che legge, e ci si avvia verso l'era del lettore cosciente al quale Baudelaire chiede collaborazione attiva, elevandolo a suo fratello, ma anche svelandogli la sua natura ipocrita. (mon semblable, mon frère... Hypocrite lecteur. E' una specie di "invito al viaggio", per dirla a parole sue. 

Spleen et idéal è il titolo della sezione uno. 
Spleen è un termine inglese che designa la noia, l'impotenza, ovvero quel sentimento che già Chateaubriand aveva raccontato a inizio secolo, attraverso il suo personaggio eponimo "René". Lo stesso dicasi per Emma Bovary, nata dalla penna di Flaubert e "coetanea" dei Fleurs...

La noia è il male più comune per i giovani romantici che si sentono tagliati fuori dalla storia e dalle sue grandi manovre di assestamento, in un perenne alternarsi di poteri contrapposti (Napoleone e primo impero- La restautazione- La monarchia di Luglio- La seconda repubblica e il Colpo di stato da cui nasce il secondo impero...). La scienza poi, ha un ruolo sempre maggiore nella società, e questo a scapito della letteratura che si sente sempre più "relativa" rispetto alle questioni sociali. Ricordiamo che De Staël, Hugo, Lamartine, Vigny, erano convinti che l'arte avesse il potere di incidere sulle grandi questioni sociali. Ora tutto vacilla, e la massima dimostrazione di ciò la troiamo in Gautier con la sua nota massima: "l'arte per l'arte".
NB: Ricordiamo che tanto Flaubert, quanto Baudelaire dedicano a lui le opere forse più significative di metà secolo, quindi: Mme Bovary, e I fiori del male. Due opere che condividono uno strano destino, essendo entrambe pubblicate e denunciate nel 1857. L'esito dei due processi sarà notoriamente inverso per i due, essendo Flaubert più ricco, e dunque in grado di pagarsi avvocati migliori. 
Infine, la borghesia, una nuova forza in campo che s'impone per gradi e con determinazione, a partire dalla rivoluzione francese del 1789, per poi rafforzarsi in modo definitivo attorno agli anni quaranta. Baudelaire detesta la borghesia e il suo culto dell'utile, tant'è che per pura rivolta, sceglie di essere Dandy, sceglie quindi il culto dell' in-utile. Scrive su "Saloon" parlando ai borghesi:  "voi siete la maggioranza, ma occorre che impariate a sentire la bellezza", e da subito capisce che la critica può essere usata come un arma contro di loro.

Idéal è l'altra faccia della medaglia. La parte "alta" dell'esistenza, il privilegio di essere artista, privilegio che consiste nel trasformare "fango in poesia..." [ Tu m'as donnée ta boue et j'en ai fait de l'or, dice in una delle prefazioni pensate per la seconda edizione. "Tu" sta per Parigi, boue è il fango e l'oro è la conseguenza del lavoro del poeta che, come un alchimista trasforma il male e il brutto, in oro, cioè in versi]
Questa sezione, (la prima dicevamo) è la più ampia della raccolta, ed è divisibile in ulteriori sottogruppi:

Dualità dell'artista. Quindi il contrasto irrisolvibile dell'autore, che si alterna fra splen e idéal.
    • dalla poesia 1 (Benedizione) alla 21 (Inno alla bellezza)
      • benedizione
      • l'albatros
      • elevazione
      • corrispondenze
      • "amo il ricordo di quelle epoche nude"
      • i fari
      • la musa malata
      • la musa venale
      • il monaco cattivo
      • il nemico
      • la disdetta
      • la vita interiore
      • zingari in viaggio
      • l'uomo e il mare
      • Don Giovanni all'inferno
      • castigo dell'orgoglio
      • la bellezza
      • l'ideale             
      • la gigantessa
      • la maschera      [Dedicata a Christophe (lo statuario)]
      • inno alla bellezza

Dualismo dell'amore. Qui  il contrasto si svolge fra l'amore carnale e quello spirituale. Esistono in questa sezione dei sottogruppi non espressamente citati, ovvero: Il ciclo di Jeanne, il ciclo Duval ed il ciclo Sabatier. Le ultime sette poesie di questo gruppo sono dette "7 poesie per sette donne diverse". Qualche informazione su queste donne: 
  • Sara la prostituta ebrea. Da lei contrae la sifilide. 
  • Jeanne Duval, creola mulatta * che pubblica nel 1845  ( Ovviamente, non è la sola poesia che scrive per lei). Il loro rapporto è molto complesso per via di un divario culturale non sottovalutabile e per la diversità dei loro caratteri, eppure la loro storia, fra alti  e bassi, dura tutta la vita.
    *Nb: Avevo scritto per errore che A une dame crèole è dedicata a Jeanne, ma non è così! Pardon. Lo preciso qualcora qualcuno avesse letto l'informazione errata. 
  • Marie Dauburn, La donna-bambina dagli occhi verdi, attrice, come Jeanne. 
  • Mme Sabatier, la cortigiana molto nota e frequentata anche da suoi amici artisti, con cui ha una breve storia attorno al  '57. A lei dedica una serie di poesie anonime, anche se l'anonimato viene meno quando pubblica le poesie nel libro. (A celle qui est tropo gaie viene censurata!)
    Su tutte queste donne, troneggia uno spettro: 
  • La madre, con cui ha un rapporto difficilissimo: "non ci si risposa con un figlio come me" dice. Lei soffre di nervi e per poco che si sappia, è intuibile che un figlio come Charles non debba essere stato semplice da gestire. Quando muore Aupick, nel '57, i due si riavvicinano. Sartre vede in questo rapporto l'incapacità del poeta di emanciparsi dalla figura materna. Sartre però sembra dimenticare che sta parlando dell'autore dei Fiori del male, non del primo venuto. Durante la malattia del figlio, la donna si occuperà di lui, facendolo ricoverare a Parigi, nella stessa clinica dove già era ricoverata Jeanne, ormai malata da tempo.  
Le poesie di questa sotto sezione vanno dalla poesia 22 (Profumo esotico) alla 64 (Sonetto d'autunno)
Nb: Le poesie che presentano le virgolette nel titolo sono senza titolo e dunque vengono identificate con il loro primo verso. 
    • Dalla poesia 22  alla 39: Il ciclo di Jeanne (Duval)
      • profumo esotico
      • i capelli
      • "Ti adoro come la volta notturna" 
      • "Tu porteresti a letto l'universo intero"
      • sed non satia
      • "Con le vesti ondeggianti e iridescenti
      • il serpente che danza
      • una carogna
      • de profundis clamavi
      • il vampiro
      • "Una notte stavo con una spaventosa Ebrea"
      • rimorso postumo
      • il gatto
      • duellum
      • il balcone
      • il posseduto
      • un fantasma
      • "Ti dono questi versi e se il mio nome" 
    • Dalla poesia 40 alla 48: Il ciclo Sabatier (Apollonie)
      • semper eadem
      • tutta intera
      • "Stasera che dirai, povera anima solitaria"
      • la fiaccola vivente
      • reversibilità
      • confessione
      • l'alba spirituale
      • armonie della sera
      • la fiala
    • Dalla poesia 49 alla 57: Il ciclo Daubrun (Marie)
      •  il veleno
      • cielo torbido
      • il gatto
      • la bella Nave
      • l'invito al viaggio
      • l'irreparabile
      • conversazione
      • canto d'autunno
      • a una madonna
    • Dalla poesia 58 alla 64: sette poesie per sette donne diverse. 
      • canzone del pomeriggio 
      • Sisina (2°)
      • Francisca mea laudes (3°)
      • a una dama creola (4°) (non è Jeanne Duval però!!) 
      • moesta et errabunda (5°)
      • lo spettro (6°)
      • sonetto d'autunno (7°)  

Dualismo della solitudine....e qui troviamo le ultime poesie della sezione uno. 
    • Dalla poesia 65  alla poesia 85
      • Tristezza della luna
      • I gatti
      • I gufi
      • La pipa
      • La musica
      • Sepoltura
      • Un'incisione surreale
      • La morte felice
      • La botte dell'odio
      • La campana incrinata
      • Spleen
      • Spleen
      • Spleen
      • Spleen
      • Ossessione
      • Il gusto del nulla
      • Alchimia del dolore
      • Orrore simpatico
      • L'Héautontimorouménos  (per J.G. F)  [sigla non identificata]
La sezione due si intitola: Les Tableaux Parisiens e nasce dopo il processo del 1857. Per molti, questa sezione contiene alcune delle sue poesie meglio composte e  più importanti.
Stanco di introspezione (sezione uno), l'autore rivolge lo sguardo verso l'esterno, verso la città, cioè Parigi, il luogo-mito di tutto l'ottocento (e non solo francese). Pure essendo poesia della strada, rare sono le descrizioni minuziose di ambienti, soprattutto di vegetali, praticamente assenti. Col progredire delle poesie, la città diventa quasi un'allucinazione In Rève Parisien infatti, il poeta si sveglia dal sogno con addosso una forte stanchezza fisica e morale.
  • Dalla poesia 86 (Paesaggio) alla 103 (Il crepuscolo del mattino)
      • Paesaggio
      • Il sole
      • A una mendicante rossa (capelli rossi)
      • Il cigno                  [ dedicata a Victor Hugo.]
      • I sette vecchi         [ dedicata a Victor Hugo ]
      • Le vecchiette         [ dedicataa Victor Hugo  ]
      • I ciechi
      • A una passante
      • Lo scheletro contadino
      • Il crepuscolo della sera
      • Il gioco
      • Danza macabra    [Dedicata ad Ernest Christophe]
      • Amore della menzogna
      • " Non ho dimenticato la nostra casa bianca"
      • " La serva dal gran cuore di cui eri gelosa"
      • Nebbie e piogge
      • sogno parigino               [ dedicata a Constantine Guys...pittore]
      • Crepuscolo del mattino [ la poesia 95: Crepuscolo della sera ]

La sezione tre: Le Vin.
E' la volta dei "paradisi artificiali". (nel '60 aveva scritto un saggio con questo titolo in cui aveva denunciato l'illusione romantica di chi, attraverso sostanze come l'oppio o altro, s'illudeva di possedere virtù creative, ma si trattava solo una beata/immotivata e fittizia soddisfazione di sé). Erano gli anni in cui "Diari di un oppiomane" Thomas De Quincey era molto letto.

L'esito di chi beve vino per uscire da sé, ha solo un effetto transitorio. E oltre a non placare la sete, l'aumenta. Anche il vino è un tentativo fallito!
  • Dalla poesia 104 alla 108
      • L'anima del vino
      • Il vino dei cenciaioli
      • il vino dell'assassino
      • il vino del solitario
      • il vino degli amanti

La sezione quattro: Fleurs du mal.
Riprende qui il titolo del libro, dandogli però un significato più circoscritto, morboso.... allude al sesso ma in ottica sadiana (...omosessualità/masturbazione). Il sesso è qui inteso come un "paradiso artificiale" Si tratta di fiori malaticci, avvelenati. (Che ritroveremo anche nel romanzo di Huysmans "A ritroso" 1884)
Questi tentativi si risolvono in disgusto verso se stesso ed in motivo di derisione da parte degli altri.
  • Dalla poesia 109 (la distruzione) alla poesia 117 (L'amore e il cranio)
      • La distruzione
      • Una martire
      • Donne dannate (stesso titolo di una delle 6 poesie censurate...)
      • Le due buone sorelle
      • La fontana di sangue
      • Allegoria
      • La Beatrice
      • Un viaggio a Citera
      • L'amore e il cranio
La sezione cinque: Revolte.
Solo tre poesie (numero biblico). Il tono è marcatamente blasfemo, arriva fino ai confini della messa nera. Ma anche questo non lo aiuta...
  • Dalla poesia 118 alla 120
      • Il rinnegamento di S. Pietro
      • Abele e Caino
      • Le litanie di Satana
La sezione sei: La mort.
Ultima speranza, unica possibilità di vivere una nuova esperienza al di là della realtà. Ma conclude, la speranza della morte è un ennesimo paradiso artificiale da cui attendersi solo un conforto illusorio!
Le voyage è l'ultima poesia del libro. Dedicata a Maxime du Camp.
  • Dalla poesia 121 (La morte degli amanti) alla poesia 126 (Il viaggio)
      • La morte degli amanti
      • La morte dei poveri
      • La morte degli artisti
      • La fine della giornata
      • Il sogno di un curioso     [ Dedicata a Nadar, fotografo.]
      • Il viaggio                         [ Dedicata a Maxime Du Camp]


Les épaves/I relitti:  Sei poesie censurate nel 1857 perché ritenute oscene:
      • Lesbo
      • Donne dannate (Delfina e Ippolita) 
      • Il lete
      • A colei che è troppo gaia
      • I gioielli
      • Le metamorfosi del vampiro

Ci sono poi ulteriori sezioni, come: Galanterie, Epigrafi, Poesie aggiunge nella III edizione e poesie di giovinezza. 







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